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La  Sindone  di  Torino

Il Codice Pray

Si sarebbero  trovate documentazioni iconografiche per provare, secondo i sindonologi, l’esistenza della Sindone di Lirey prima del 1357. Va chiarito che nemmeno una di queste immagini mostra la Sindone come sarebbe logico attendersi, ovvero una doppia immagine completa.
Si tratta sempre, nel migliore dei casi, di interpretazioni molto discutibili.
Un esempio tipico è l’illustrazione rinvenuta di recente nel cosiddetto Codice Pray, attualmente conservato a Budapest (figura).

Almeno in questo caso chiunque può verificare che cosa si vede sul disegno e giudicare se queste deduzioni sono verosimili. Nella parte superiore figura la scena dell’unzione di Cristo con del liquido versato da un’ampolla.
Il corpo è nudo, con le mani incrociate sul pube. Ciò, secondo alcuni sindonologi, copierebbe la postura della figura sindonica. D’altra parte, se l’artista non avesse voluto, per decenza, raffigurare i genitali del corpo, avrebbe dovuto aggiungere una sorta di perizoma, abbigliamento poco indicato per una simile operazione; in caso contrario, non gli restava che ritrarre le mani in quella posizione. Si noti come viene resa la tela sotto al corpo: è morbida, con pieghe e drappeggi molto chiari.
Nella scena inferiore, poi, si vede molto bene la sindone (o un sudario) ammonticchiata sotto la mano dell’angelo e non reca alcuna immagine. Al di sotto della figura sono rappresentate due superfici piane, rettangolari, di cui non si riesce a stabilire esattamente che cosa vogliano rappresentare: hanno contorni rigidi e non sembrano essere delle stoffe (probabilmente si tratta del sepolcro con la lapide, scostata, che lo copriva); queste due superfici, per i sindonologi, sarebbero le due metà della sindone.
Gli elementi decorativi possono ricordare tutto fuorché un telo tessuto a spina di pesce o spigato. Infine vi sono dei cerchietti ornamentali sia sull’una che sull’altra superficie, interpretati come i segni delle bruciature. Cerchietti del tutto simili si vedono, come motivi ornamentali, anche sull’ala dell’angelo, sulla sua cintura e sul vestito della donna al centro del disegno.
Ricapitolando, in questa raffigurazione c’è un telo, ma non ha immagine, non è spinato e non ha bruciature;  e poi c’è un altro elemento che non è un telo, non è spinato e che comunque non ha immagine.
Circa la natura delle superfici pianeggianti rettangolari, che abbiamo supposto essere la tomba e la lapide scostata, ricordiamo che questa miniatura, per quanto eseguita senza molta abilità tecnica, riprendeva una scena rappresentata molte volte anche in altre opere d’arte in modo quasi codificato e didascalico.
Si confronti con le seguenti illustrazioni: la prima dal Salterio di Ingeburgo, la seconda da un affresco del XIV secolo, la terza da Duccio da Boninsegna.

Ulteriori considerazioni alla pagina
 http://www.blanrue.com/jesus-reponse-3.htm

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