L'esperimento fantasma sulla mummia 1770
Proviamo a spiegare a Emanuela Marinelli che un certo esperimento sulle bende di una mummia non è mai stato fatto
Gian Marco Rinaldi
In un articolo su Scienza & Paranormale n. 81 (settembre/ottobre 2008) [10, p. 54-55] ho accennato a un “esperimento fantasma” che secondo Emanuela Marinelli sarebbe stato eseguito da Leoncio Garza-Valdes ma di cui non si trova traccia. Torno qui sull'argomento con maggiori dettagli. Nel frattempo ho notato che altri due autori italiani e due peruviani hanno fatto la stessa affermazione.
Garza-Valdes è il medico di San Antonio, Texas, che nel 1993 propose la sua teoria di un “rivestimento bioplastico” prodotto da microrganismi sul telo della Sindone. Tale plastica, di età più moderna rispetto al lino originario, avrebbe ringiovanito l'apparente età radiocarbonica del telo.
Rimandiamo a un'altra occasione un esame generale della fantasiosa ipotesi della (inesistente) bioplastica di Garza-Valdes. Nello stesso articolo [10, p. 52-54] ho riferito sulle datazioni di due mummie che incontreremo, quella nota come 1770 e quella di un ibis. Qui esaminiamo soltanto il problema se sia vero o non sia vero che quell'esperimento è stato condotto col risultato dichiarato dalla Marinelli.
Il presunto esperimento
Garza-Valdes sostiene che la sua bioplastica non viene eliminata dai normali procedimenti di pulizia dei campioni che sono in uso presso i laboratori del radiocarbonio. Un suo obiettivo è stato allora quello di riuscire, con procedimenti “speciali” (parla di metodi “enzimatici”), a eliminare la plastica, o a separare la plastica dalla cellulosa del lino, in modo da poter procedere alla datazione della cellulosa non più inquinata dalla plastica. Se la datazione di un campione di tessuto disinquinato, cioè sottoposto alla pulizia speciale, fornisse una data diversa (più antica) rispetto a un campione non disinquinato, cioè sottoposto solo a una pulizia convenzionale, allora si otterrebbe un buon indizio della validità della ipotesi del rivestimento bioplastico come causa di una datazione errata.
Che si sappia, Garza-Valdes ha pubblicato il resoconto di un solo tentativo di separazione della plastica dal lino e successiva datazione [4, capitolo 7]. Lo ha condotto nel 1994 addirittura su campioni della stessa Sindone che gli erano stati forniti da Giovanni Riggi. Quella volta cercò di estrarre il glucosio della cellulosa, piuttosto che eliminare la plastica, ma l'obiettivo era lo stesso. Il risultato fu disastroso e portò alla perdita di tre cospicui e preziosi frammenti di tessuto sindonico. (Nota 1)
L'esperimento invocato dalla Marinelli sarebbe analogo ma condotto su campioni delle bende della mummia catalogata come 1770 al Museo di Manchester. È vero che Garza-Valdes ebbe disponibili campioni delle bende della 1770, ma non ha mai detto di averle usate per esperimenti.
Garza-Valdes credeva che anche le bende di questa mummia, come la Sindone, siano coperte dalla plastica e attribuiva appunto alla plastica certe discrepanze che c'erano state nella datazione al C14 dove le bende risultavano più giovani del corpo della mummia. (Nel mio articolo citato [10, p. 52], ho raccontato la storia delle datazioni di questa mummia.) Secondo la Marinelli (e qui è il presunto esperimento di cui tratteremo) un campione delle bende della mummia fu trattato da Garza-Valdes con un suo speciale trattamento enzimatico per liberarlo dalla plastica. Eseguendo la datazione al C14 dopo la pulizia speciale, le bende diedero la stessa età del corpo della mummia. Secondo la Marinelli le bende di quella mummia, prima del trattamento, fornivano alla datazione un'età più giovane di un millennio o quasi rispetto al corpo in esse contenuto, quindi disinquinando dalla plastica si spostava all'indietro la data di un millennio. (Nota 2) Naturalmente l'implicazione sarebbe che anche la Sindone è inquinata dalla plastica, ancor più pesantemente, e che dopo una pulizia speciale daterebbe all'epoca di Cristo anziché al tardo medioevo.
Se l'esperimento fosse stato davvero condotto con quel risultato, sarebbe un notevole indizio della validità della teoria di Garza-Valdes sul rivestimento bioplastico e ciò avrebbe implicazioni non solo per la datazione della Sindone ma in generale per la datazione di molti altri reperti. Ci sarebbero inoltre implicazioni ancor più generali per le insolite caratteristiche che dovrebbe avere il microrganismo produttore di plastica ipotizzato da Garza-Valdes.
Secondo la Marinelli, l'esperimento sarebbe stato condotto con successo nel 1996 o prima. Sono passati tredici anni e se l'esperimento fosse reale se ne sarebbe sentito parlare. I sindonologi esulterebbero perché avrebbero un motivo per dire che la datazione medievale della Sindone fu sbagliata. I laboratori del radiocarbonio si sarebbero subito allarmati e si sarebbero messi a studiare un problema che avrebbe implicazioni gravi per le datazioni. I microbiologi avrebbero studiato quell'interessantissimo batterio scoperto da Garza-Valdes e da lui battezzato Leobacillus rubrus (nuovo genere e nuova specie, con quel “leo” in onore del proprio nome Leoncio), responsabile della bioplastica, che sa fare cose che nessun batterio sa fare. Ci sarebbero perfino tentativi di applicazione pratica per la produzione industriale della plastica resistente al calore e biodegradabile prodotta da quel batterio. E per tutto questo il nome di Garza-Valdes sarebbe famoso e riverito nel mondo scientifico.
Niente di tutto questo è successo. I sindonologi (quasi tutti, a parte la Marinelli e pochi altri) hanno abbandonato la speranza di spiegare la datazione medievale della Sindone con la teoria di Garza-Valdes e si stanno affannando da qualche anno a cercare spiegazioni nel rammendo o rattoppo del tessuto. I laboratori del radiocarbonio continuano il loro lavoro di sempre senza preoccuparsi della plastica. Nessun microbiologo studia il batterio di Garza-Valdes e mettendo su Google le parole “leobacillus rubrus” escono solo alcune pagine dei sindonisti. Nessuno ha brevettato un metodo industriale per produrre la plastica con quel batterio. E Garza-Valdes a livello scientifico, al di fuori della conventicola dei sindonologi, è un perfetto sconosciuto e non è nemmeno mai riuscito a pubblicare una descrizione del suo batterio e della sua plastica in una rivista scientifica.
Basterebbe questo per capire che l'esperimento non è mai stato fatto. Ma alla Marinelli non basta, e allora proviamo a fornire altre prove. Riusciremo alla fine a convincere la Marinelli a ritrattare la sua affermazione? Le scommesse sono aperte.
Cominceremo elencando le citazioni della Marinelli e degli altri sindonologi che affermano che l'esperimento è stato fatto. Poi esamineremo l'unica loro fonte dichiarata, risalente al 1996. Infine forniremo alcune dichiarazioni fatte da Garza-Valdes dopo il 1996 che smentiscono quella fonte.
Dichiarazioni della Marinelli
Sul sito di “Collegamento pro Sindone” [12], un'associazione sindonologica romana di cui Emanuela Marinelli è la più nota esponente, si trova da anni (dal 2000 se non da prima) il seguente passaggio, di cui importa qui considerare le ultime righe (corsivi aggiunti):
Leoncio Garza Valdés, ricercatore dell'Istituto di Microbiologia dell'Università di San Antonio (Texas) afferma di
aver identificato, su un campione di Sindone fornitogli non ufficialmente da Giovanni Riggi, la presenza di un
complesso biologico composto da funghi e batteri che ricopre come una patina i fili e non è eliminabile con i
consueti trattamenti di pulizia. Esso perciò avrebbe falsato la datazione radiocarbonica.
Una mummia egiziana conservata nel Museo di Manchester ha fornito addirittura date diverse per le ossa e le
bende; queste ultime sono risultate 800-1000 anni più "giovani" delle ossa. Un interessante esperimento è
stato condotto da Garza Valdés, il quale ha trattato un campione delle bende della mummia con uno speciale
preparato enzimatico che rimuove il rivestimento batterico. Datando la stoffa dopo questa pulizia speciale
si è ottenuta la stessa età del cadavere.
L'esperimento, se fosse stato fatto, sarebbe davvero “interessante”, come abbiamo visto. La mummia a cui si riferisce la Marinelli, qui come nelle altre sue dichiarazioni, è sempre la 1770 del Manchester Museum.
La Marinelli parlò di questo esperimento già in un libro del 1998 [9, p. 251], citando come fonte un articolo del 1996 su Famiglia Cristiana che vedremo più avanti. Dopo il 1996, la Marinelli ha pubblicato, da sola o con altri, forse dieci libri sulla Sindone. Ne ho consultati solo tre, incluso quello del 1998, e su tutti e tre viene ripetuta la stessa notizia dell'esperimento. Gli altri due libri sono uno del 2006 [6, p. 94-95] e l'ultimo libro della Marinelli apparso nel febbraio 2009 [7, p. 237]. È inutile riportare i testi che sono pressoché identici a quello sul sito di Collegamento pro Sindone. (Nota 3)
Su internet sono riprodotti due articoli della Marinelli dove è ripetuta la stessa notizia dell'esperimento sulle bende della mummia. Un articolo [13] fu stampato nel 2000 sul Bollettino Salesiano (Supplemento). La Marinelli ripete la solita frase e aggiunge una conclusione perentoria:
La datazione radiocarbonica della Sindone perde dunque ogni valore e non esistono obiezioni all’autenticità
della preziosa reliquia.
Un'altra ripetizione è in un articolo del 2007 su Radici Cristiane [14].
Di nuovo si parla dell'esperimento in una conferenza della Marinelli tenuta ad Atene nel 2004 di cui si trova il testo in rete, così come nell'unica sua conferenza alla quale ero presente, nel 2008 a Livorno.
Quindi vediamo che la Marinelli ha detto e ridetto la stessa cosa nel 1998, 2000, 2004, 2006, 2007, 2008, 2009, oltre a lasciare in permanenza la frase sul sito di Collegamento per gli ultimi dieci anni o quasi. Molto probabilmente l'elenco non è completo. Insomma non si tratta di un'affermazione isolata che le sia sfuggita occasionalmente.
La notizia è finita anche su un articolo di Wikipedia [15] che ha un rimando appunto al sito di Collegamento pro Sindone:
Leoncio Garza Valdés, microbiologo dell'Università di San Antonio, in Texas, affermò di aver individuato
su un campione di tessuto sindonico fornitogli ufficiosamente da Giovanni Riggi una patina di materiale
organico che rivestiva le fibre: si trattava di Lichenotelia, un complesso biologico composto da funghi e
batteri. Secondo Garza Valdés addirittura il 60% delle fibre sarebbe stato ormai costituito da questa
patina, accresciutasi lentamente nel corso dei secoli: ovviamente ciò falserebbe sostanzialmente la misura.
A questo proposito Garza Valdés cita il caso di una mummia egiziana, conservata nel Museo di Manchester,
le cui bende risultavano nei test al C14 di 800-1000 anni più giovani delle ossa della mummia stessa
a causa di questa contaminazione. Ripulite le bende dal contenuto batterico tramite un preparato
enzimatico, la datazione rilevata è divenuta coerente con quella del resto del corpo.
Altri due autori italiani
Recentemente altri due sindonologi italiani hanno citato l'esperimento fantasma. Nessuno dei due riporta una fonte.
Sulla rivista 30 giorni, giugno/luglio 2008, è apparsa una intervista ad Anna Benvenuti [16], ordinaria di Storia medievale all’Università di Firenze. Commentando il risultato della datazione del 1988, la Benvenuti dice:
Ma il fatto sconcertante del 1988 fu che quegli scienziati lasciarono a desiderare proprio nel loro ambito
di competenza: era ampiamente noto come l’accumulo di sostanze portatrici di carbonio su una stoffa
fosse superiore a quello che si poteva determinare su un corpo o su una pietra. Bastava confrontarsi
con la casistica preesistente: c’era stato, per esempio, il caso di una mummia egiziana conservata
nel Museo di Manchester per la quale la datazione al radiocarbonio aveva dato come esito un
grandissimo scarto cronologico tra l’età dei resti umani e quella delle bende che li avvolgevano.
Solo dopo la ripulitura di queste ultime con trattamenti agli enzimi i dati risultarono coerenti.
Procedimento, questo, ignorato nel corso delle indagini dell’88. Una cosa che lasciò stupefatti perché
si fa scienza solo comparando varie testimonianze precedenti.
La Benvenuti si riferisce evidentemente alla mummia 1770. Non fa il nome di Garza-Valdes ma si tratta certamente di lui.
Il sindonologo Giulio Fanti, professore di ingegneria a Padova, nel suo libro del 2008 scrive [3, p. 154]:
La Sindone non è l'unico tessuto che potrebbe essere stato contaminato; ad esempio la mummia egiziana
n. 1770 conservata nel Museo di Manchester ha fornito date diverse per le ossa e per le bende; queste
ultime, rivestite dalla patina biologica, secondo L. Garza Valdes, sono risultate 800-1000 anni più “giovani”
delle ossa. Per ovvi motivi, lo stesso esperimento non può essere eseguito anche sulla Sindone, in
quanto mancano i resti del cadavere che, secondo la convinzione di molti, autore compreso, è risorto.
Garza-Valdes ha trattato un campione delle bende della stessa mummia con un preparato enzimatico,
capace di rimuovere il rivestimento batterico; datando la stoffa dopo questa pulizia, si è
ottenuta la stessa età del cadavere, a conferma della presenza di una notevole contaminazione
nel tessuto originale.
Si può supporre che Fanti abbia preso la notizia dal sito di Collegamento pro Sindone perché la frase è quasi uguale.
Due autori peruviani
Cercando su internet in varie lingue, ho trovato citato il presunto esperimento in due libri in spagnolo, entrambi di autori peruviani. Nessuno dei due indica una fonte.
Rafael Estartús Tobella, professore di ingegneria all'Università di Piura in Perù, ha scritto un libro sulla Sindone pubblicato dalla stessa università nel 2003 [2]. Vi si legge:
Garza-Valdes ha sperimentato anche con una mummia egiziana nella quale le bende risultavano 800 anni
più giovani delle ossa. Ripulì le bende con un enzima speciale, che elimina i prodotti dei batteri e dei
funghi, e la nuova datazione delle bende fu in accordo con quella delle ossa. Secondo lui, la pulizia che
fu eseguita dai laboratori che datarono la Sindone non era efficace contro il fungo e il batterio citati.
Si riferisce evidentemente alla mummia 1770 di Manchester. Ho scritto a Estartús chiedendo quale fosse la sua fonte. Mi ha inviato due testi. Uno è un abstract del 1993 dove Garza-Valdes presenta la sua teoria della bioplastica ma non parla affatto di mummie. L'altro è l'articolo apparso su The Mission nel 1996 di cui diremo più avanti [1], dove si parla dell'intenzione di Garza-Valdes di condurre gli esperimenti di separazione della plastica dal lino ma non si dice affatto che gli esperimenti siano già stati effettuati. Allora ho scritto di nuovo a Estartús facendogli notare che non ha fornito una fonte per la notizia dell'esperimento. Non ha più risposto.
Ángel Peña Benito, che risiede a Lima, Perù, è un frate dell'Ordine degli Agostiniani Recolletti (O.A.R.). Ha scritto moltissimi libri di argomento religioso o devozionale. Uno di questi [8] è dedicato alla Sindone e il testo è disponibile su internet. Non è indicata una data di pubblicazione ma la bibliografia arriva fino a titoli del 2004, quindi il libro è posteriore a quello di Estartús.
Peña scrive:
Il ringiovanimento della datazione per la presenza del fungo lichenothelia spiegherebbe anche la
datazione al C14 di una mummia egiziana di Ibis, nella quale le bende risultarono 800 anni più giovani delle
ossa. Il dottor L. Garza-Valdes poté provare che le bende contenevano lichenothelia. Pulì le bende con
un enzima speciale, che elimina i prodotti dei batteri e dei funghi, e la nuova datazione delle bende
concordò con quella delle ossa.
Qui Peña fa confusione fra la mummia di Manchester e quella dell'ibis. La discrepanza di 800 (o più) anni è stata riferita (dai sindonologi) per la 1770 ma non per l'ibis. Lichenotelia è il nome di un microfungo che veniva invocato da Garza-Valdes nelle prime versioni della sua teoria come causa dell'inquinamento, per poi passare ad attribuire la causa al suo Leobacillus rubrus.
Ho cercato di mettermi in contatto con Peña attraverso il suo editore peruviano ma non ci sono riuscito.
L'articolo di Famiglia Cristiana
Nessuno di questi testi della Marinelli o degli altri sindonologi cita un resoconto scientifico di Garza-Valdes sul suo presunto esperimento, ciò che non meraviglia perché non è mai stato pubblicato alcun resoconto. Solo il libro della Marinelli (con Orazio Petrosillo) del 1998 cita un trafiletto giornalistico come fonte della notizia. Esaminiamo allora questa unica fonte.
Su Famiglia Cristiana del 24 luglio 1996 apparve un breve articoletto senza firma [11] che riporto integralmente. Non so se la breve nota accompagnasse altri articoli più estesi. Non ho potuto consultare quel numero del settimanale e una copia di questo solo articoletto mi è stata gentilmente inviata dalla stessa dottoressa Marinelli. Con il titolo “L'ultima ricerca Usa forse ne svelerà l'età”, l'articolo dice:
La Sindone è medievale. O forse no. Nel 1988, il discorso circa la datazione sembrava ormai chiuso; gli
esami condotti dai laboratori di Zurigo, Oxford e Tucson (Arizona) avevano stabilito che il lenzuolo era
di un'epoca compresa tra il 1260 e il 1390.
Tra le varie ipotesi avanzate per smentire quei risultati, una pare acquistare sempre maggiore
credibilità. Un medico, Leoncio Garza-Valdes, e un microbiologo di fama, Stephen Mattingly,
dell'Università del Texas, a San Antonio, sostengono infatti che la Sindone è “contaminata” da
un rivestimento batterico che, non individuato né rimosso prima dell'esame del carbonio 14,
avrebbe “ringiovanito” l'età del telo. «Vuoi vedere allora che molte mummie egiziane sono da ridatare?»,
si è domandata tempo fa Rosalie David, curatrice del Museo di Manchester. La David ha così inviato
a San Antonio campioni delle bende esterne e del corpo tratti da una mummia la cui datazione le
aveva dato grattacapi. Garza-Valdes e Mattingly hanno pre-trattato parte delle bende con
detergente convenzionale e parte con uno speciale preparato enzimatico. Quindi, hanno spedito
il tutto proprio a quel laboratorio dell'Arizona che a suo tempo datò la Sindone: «Le bende ripulite
solo con il detergente convenzionale risultano più giovani (550 anni in meno) del corpo che avvolgono;
quelle trattate con gli enzimi denunciano la stessa età del cadavere», ha annunciato Garza-Valdes.
«Siamo praticamente certi che anche per la Sindone valga lo stesso discorso. È risultata più
giovane di quel che è perché chi ha fatto l'esame del C14 non ha tenuto conto, in perfetta buona fede,
di questo particolare rivestimento. Speriamo che il Vaticano autorizzi nuove ricerche in proposito.»
Compaiono qui anche i nomi di Stephen Mattingly, un microbiologo (non famoso) che collaborò per un periodo con Garza-Valdes, e di Rosalie David, la nota egittologa che negli anni 1970 a Manchester coordinò uno studio approfondito della mummia 1770.
In questo articolo c'è confusione fra due mummie, la 1770 di Manchester da un lato, e quella di un ibis (uccello sacro degli egizi) che non proveniva da Manchester ed era di proprietà di Garza-Valdes. Vediamo quali notizie ci sono per ciascuna delle due mummie per quel 1996.
Cominciamo con la mummia di Manchester. La David portò di persona a San Antonio campioni delle bende (non del corpo) della mummia quando andò là per un convegno organizzato da Garza-Valdes nel gennaio 1996. Né Garza-Valdes né la David hanno mai pubblicato niente su eventuali esperimenti condotti su quelle bende allo scopo di separare il lino originale dal rivestimento bioplastico. Se avessero condotto simili esperimenti con esito positivo, ci si aspetta che li avrebbero pubblicati. Quindi dobbiamo ritenere che non condussero esperimenti oppure li condussero con esito negativo e omisero di pubblicarli. Nemmeno si ha notizia di qualsiasi esperimento di altro tipo condotto da Garza-Valdes sulle bende della 1770.
Per la mummia dell'ibis, invece, successe qualcosa. Su The Mission, un trimestrale pubblicato a San Antonio dalla locale divisione medica dell'università, nel numero di primavera 1996 comparve un articolo [1] che descriveva l'attività di Garza-Valdes e Mattingly e annunciava la loro intenzione di compiere, sulla mummia dell'ibis, l'esperimento di separazione della plastica con successiva datazione.
After months examining microscopic samples, the team concluded in January that the Shroud of Turin
is centuries older than its carbon date. Dr. Garza said the shroud's fibers are coated with bacteria and
fungi that have grown for centuries. Carbon dating, he said, had sampled the contaminants as well
as the fibers' cellulose. [...]
Toward that end, the University of Arizona in Tucson is preparing carbon dating procedures to test
the hypothesis on an ibis bird mummy that stylistically would date back to about 330-30 BC.
Physicists will sample collagen from bone, which is relatively unaffected by bacteria and fungi, and
compare its date to wrappings from the mummy. Textiles contain large quantities of bacteria and
fungi because they have much more surface area by volume than a smooth object of similar size,
therefore the mummy wrappings are important for comparison.
Two samples of mummy wrapping will be tested; one that is cleansed of contaminants with conventional
methods, and another sample cleansed with a method developed by Drs. Garza and Mattingly.
Dr. Garza has said the conventional method fails to remove the bacteria and fungi.
Infatti nel gennaio di quell'anno la David, mentre era a San Antonio, aveva prelevato due campioni delle bende e due campioni del corpo dell'ibis, che furono datati a Tucson. I risultati si conobbero nei mesi successivi. Un resoconto fu pubblicato all'inizio del 1997 su una rivista scientifica a firma di Harry Gove, Mattingly, la David e Garza-Valdes [5]. Risultò che le bende datavano all'epoca prevista in base a considerazioni stilistiche ma il corpo appariva più vecchio. (Nota 4) La differenza era di 400 anni radiocarbonici, che dopo calibrazione diedero intervalli con una differenza media di 550 anni. L'articolo di Famiglia Cristiana parla appunto di 550 anni e uscì quando il risultato della datazione era già noto a Garza-Valdes e colleghi anche se non era ancora stato pubblicato il resoconto. Quindi dovrebbe riferirsi alla mummia dell'ibis e non alla 1770.
L'articolo di The Mission sembra preannunciare le attese per un risultato quale alluso da Famiglia Cristiana, ma in realtà, se diamo credito al resoconto [5] pubblicato da Garza-Valdes e colleghi e non al settimanale italiano, non successe niente di quanto atteso.
Nel laboratorio di Arizona i due campioni delle bende dell'ibis furono sottoposti a due diversi trattamenti di pulizia, ma erano entrambi trattamenti convenzionali, non gli “speciali” trattamenti enzimatici che avrebbero dovuto separare la plastica dal lino. I due campioni delle bende diedero la stessa età, ed era una età diversa da quella del corpo. Quindi per la mummia dell'ibis l'articolo pubblicato da Garza-Valdes e colleghi delude le attese di The Mission e smentisce le notizie di Famiglia Cristiana. Anzi l'articolo dei quattro autori si conclude con l'auspicio che vengano condotte appunto quelle analisi che Famiglia Cristiana considerava come già fatte [5, p. 507]:
Clearly more research on Egyptian mummies, both animal and human, is required. If it can be shown
conclusively that a bacteria-produced bioplasting coating causes radiocarbon ages of cloth to be too
young a method of separating the coating from the cellulose of the cloth must be found so the two can
be radiocarbon dated separately. Research on ways to accomplish this is continuing.
Quindi la ricerca sui metodi per separare la plastica dal lino “sta continuando”. Se è probabile che Garza-Valdes volesse fare quell'esperimento e sperasse di trovare quel risultato, però non l'aveva fatto (oppure l'aveva fatto ma non coi risultati sperati). Forse qualche giornalista che lo intervistò in quel periodo aveva scambiato le intenzioni con un risultato già acquisito e aveva pubblicato una notizia che poi, non sappiamo per quali strade e dopo quali distorsioni, forse di terza mano, era arrivata a Famiglia Cristiana.
Quel che ha detto Garza-Valdes
Vedremo ora un paio di dichiarazioni dello stesso Garza-Valdes, fatte dopo il 1996. Sono dichiarazioni che implicitamente smentiscono quanto affermato da Famiglia Cristiana e dalla Marinelli.
Sul sito di Schwortz a Natale 1997.
Barrie Schwortz, il noto sindonologo che già all'epoca gestiva il suo grosso sito, nell'aggiornamento sul sito datato 25 dicembre 1997 riproduceva una lettera che aveva appena ricevuto da Garza-Valdes con i suoi auguri di Natale. Nella lettera, Garza-Valdes compendiava le sue ricerche ma non diceva di aver fatto l'esperimento della pulizia speciale delle bende, quell'esperimento che sarebbe stato conclusivo e che Famiglia Cristiana gli aveva attribuito più di un anno prima. Che in realtà non lo avesse fatto, risultò chiaro da una nota che Schwortz aggiungeva dopo la lettera di Garza-Valdes.
Infatti Schwortz scrive [17]:
After receiving this letter, I spoke with Dr. Garza-Valdes by telephone and asked him to discuss his current
research with me in more detail. [...] Garza-Valdes confirmed his collaboration with Dr. Gove and explained
that they were currently examining three Egyptian mummies: an ibis bird, a cat and a human mummy
known as "#1770" (from the Manchester Museum in England). He said that all three were found to
have this bioplastic coating in their wrappings.
Quindi Garza-Valdes aveva in programma di condurre esperimenti su tre mummie, la 1770, l'ibis e anche un gatto. Ma gli esperimenti stavano riuscendo oppure no? È quello che chiedeva Schwortz, che di seguito scrive:
I next inquired if the bioplastic coating had been removed from the ibis wrappings and the linen re-dated
and was told, "that is exactly what we're trying to do at this moment, but it's not that easy."
Apparently, the coating is impervious to most solvents and cannot easily be separated from the fibers.
However, now that the structure of the plastic itself is known, certain enzymes that dissolve such plastics
can be tested in an attempt to remove the coating. Also, according to Dr. Garza-Valdes, there is a chemical
technique that could dissolve the coating that is also being evaluated.
He added that two approaches are being developed simultaneously, one to dissolve the bioplastic
coating itself, and the other to dissolve the cellulose from the flax fibers and carbon date only the glucose
produced by hydrolysis of the cellulose.
In other words, if the coating cannot be removed, then the material within the coating might be
extracted. In either case, he stated that it will take several months of preparation before the testing
can begin.
Dunque Garza-Valdes le stava provando tutte ma non aveva ottenuto risultati e diceva che sarebbero ancora occorsi diversi mesi prima che i test potessero iniziare.
In Italia nella primavera 1998
Garza-Valdes venne in Italia nell'aprile 1998 e fu intervistato dalla Stampa. Ecco uno stralcio dall'intervista apparsa sul giornale il 19 aprile (il “pha” sarebbe appunto la bioplastica secondo un'abbreviazione di un termine chimico):
Quindi, secondo lei, bisogna rimuoverla [la plastica] per capire a che epoca risale veramente il Telo, se si
tratta di un falso medioevale o se è contemporanea di Gesù?
«È così. I campioni inviati in Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti non erano - diciamo - ''puri'' e di
conseguenza hanno falsato i dati.»
Quando prevede di fare il suo esperimento?
«Stiamo perfezionando la tecnologia in grado di separare la cellulosa dal ''pha''. Abbiamo bisogno
di ancora un po' di tempo.»
E poi chiederà al cardinale Saldarini un frammento?
«Mi basterà un centimetro, non di più.»
Quindi nella primavera 1998, quasi due anni dopo l'articolo di Famiglia Cristiana, Garza-Valdes dice che ha bisogno di ancora un po' di tempo prima di mettere a punto l'esperimento.
Garza-Valdes tornò in Italia a Torino all'inizio di giugno. Tenne una conferenza al Politecnico e partecipò con una relazione al congresso di sindonologia che si svolgeva in quei giorni. (Nota 5) Non risulta che Garza-Valdes in queste due occasioni abbia annunciato la riuscita dell'esperimento, una notizia che avrebbe fatto esultare i sindonologi e non sarebbe passata inosservata.
Nel suo libro
Garza-Valdes concluse la sua stagione sindonica con la pubblicazione di un libro [4] dove riepilogava le sue ricerche sui campioni della Sindone (dal rivestimento bioplastico al “DNA di Dio”, come dice il titolo del libro, al legno della croce). Il libro apparve nella prima edizione alla fine del 1998. Ho consultato una edizione del 2000 che forse è stata accresciuta e che comunque è aggiornata fino almeno all'estate 1998. Nel libro Garza-Valdes non dice di avere eseguito l'esperimento di cui parliamo. In un libro come questo, in cui dava un compendio finale di tutti i suoi lavori relativi alla Sindone, se aveva fatto un esperimento così importante lo diceva.
In un passaggio del libro Garza-Valdes si riferisce al tentativo che aveva fatto nel 1994 sul tessuto della Sindone e sembra aspettarsi (che ottimismo!) che il vescovo di Torino gli conceda di riprovare su un altro campione. Questo sarebbe il momento opportuno per dire che ha già fatto esperienza in quel tipo di esperimento. Invece non dice nulla, anzi promette che, se avrà a disposizione un campione del tessuto sindonico, prima di usarlo farà prove su altri tessuti, per esempio proprio sulle bende della mummia 1770. Quindi tali esperimenti sono solo nelle sue speranze per il futuro.
Riporto il passaggio dal libro, lasciando anche alcune righe precedenti dove si vede quanto Garza-Valdes fosse ottimista sulle qualità eccezionali della sua plastica (o PHA) (p. 97-98, corsivo aggiunto):
Research on any type of two-thousand-year-old linen would show evidence of PHA, even though the
types may differ. Only aseptic conditions would lead to its absence. The PHA of the Shroud is heat
resistant and is important because it is biodegradable and therefore may prove of help to humanity.
It is important to find the exact structure, because of its many possible applications. Of course the
research that most needs to be done is new radiocarbon dating on a sample that is entirely free
of contamination. We know that Cardinal Saldarini still has a portion of the Shroud taken in 1988
during Cardinal Ballestero's reign. This is the sample that should be used, with the current
Cardinal's blessing. If we were given permission, we would repeat the same tests we have
already done, under controlled official conditions, but we would use a buffer with no organic
compound, like a phosphate. And we would first test our cleaning method on other artefacts, such
as pieces from Mummy 1770, before we risked destroying a portion of the Shroud unnecessarily
and with no satisfactory outcome.
[...] But I believe that with all safeguards in place, we have a method of cleaning that will remove
the contaminants, the bacteria, the fungi, and the bioplastic coating that so skewed the original
radiocarbon dating. And we shall produce a date that will show the Shroud of Turin to be authentic
after all.
Altrove nel libro, dice della mummia di Manchester (p. 138):
In January 1996, Dr David travelled to San Antonio, Texas, for the First International Symposium on
Archaeomicrobiology. She brought me some samples of the Mummy 1770 wrappings, which I studied
with the optical microscope. I discovered that the flax fibres have a heavy coating of bioplastic, similar
to coatings I have found on other ancient textiles, but this coating had a red tint, which needs further study.
Quindi parla dei campioni delle bende della 1770 ma non dice di aver condotto l'esperimento e non si ha notizia degli “studi ulteriori” a cui accenna.
Con questo libro finisce l'avventura di Garza-Valdes con la Sindone. In seguito comparirà saltuariamente in qualche intervista ma non dirà di aver fatto altre scoperte né dirà di essere ancora impegnato a continuare la ricerca. (Nota 6)
Quindi dalle sue stesse dichiarazioni si desume che Garza-Valdes aveva desiderio e intenzione di condurre l'esperimento per separare la plastica dal lino, ma non c'è riuscito. Lo si può perdonare per il fallimento: non sarebbe facile separare una plastica che non esiste.
La Marinelli non ha mai fornito altra fonte oltre all'articoletto di Famiglia Cristiana. Se lei sa che Garza-Valdes ha pubblicato un resoconto sull'ipotetico esperimento, farà un grande favore a tutti i sindonologi rendendolo noto e indicando la rivista scientifica dove è pubblicato. Se non ha tale indicazione da fornire, ci aspettiamo che non continui a dare la notizia dell'avvenuto esperimento e che doverosamente informi i suoi lettori in proposito. Altrimenti dovremo ritenere che si fida più di un anonimo articolista di un settimanale italiano piuttosto che delle parole dello stesso Garza-Valdes.
Oggi, e già da un paio di anni, Garza-Valdes sembra irreperibile. Ho spedito una mail a un suo indirizzo che aveva, ma la mail è stata respinta. Ho scritto una lettera su carta inviando all'indirizzo del suo studio medico reperito su internet. La lettera mi è tornata indietro. Da una correzione sulla busta, si vede che la lettera era stata inoltrata a un altro indirizzo, sempre a San Antonio, ma anche lì il destinatario è risultato irreperibile. Speriamo che stia bene.
Note
(1) Dai frammenti di tessuto sindonico, Garza-Valdes preparò due campioni di cellulosa purificata e li inviò a due laboratori del radiocarbonio per la datazione. Risultarono date di alcuni millenni prima di Cristo. Garza-Valdes spiegò poi che aveva usato durante la procedura una certa soluzione tampone, di un tipo ben noto e comunemente impiegato, credendo che non contenesse atomi di carbonio (si tratterebbe di carbonio privo dell'isotopo 14 e quindi di età radiocarbonica infinita). Gli sarebbe bastato guardare sull'etichetta della confezione o su un qualsiasi manuale per vedere che ogni molecola di quel tampone contiene quattro atomi di carbonio.
(2) Non si capisce quale dovrebbe essere la “stessa età” del corpo della mummia. La Marinelli cita sempre questa mummia dicendo che le bende risultarono di 800-1000 anni più giovani del corpo. All'epoca del presunto esperimento, però, la differenza fra l'età delle bende e l'età del corpo era indicata come 340 anni in un articolo [5, p. 505] che fra gli autori, oltre a Garza-Valdes, ha Rosalie David, l'egittologa che ha curato tutti gli studi sulla mummia 1770. In realtà, come ho già riferito [10, p. 52-53], scartando la primitiva datazione degli anni 1970 da parte di un laboratorio non qualificato, le bende della 1770 sono state datate da tre laboratori a date simili fra loro e in accordo con l'epoca storica a cui la mummia è attribuibile in base a considerazioni stilistiche. Quanto al corpo della mummia, si dispone di una sola datazione che ha fornito una data di poco più vecchia, ma era stata condotta prima del metodo AMS. L'unico laboratorio (Oxford) che ha tentato di datare la mummia con l'AMS, che ha il vantaggio di richiedere una quantità molto piccola di materiale, ha dovuto rinunciare perché ha trovato il campione troppo degradato.
(3) In due libri viene anche ribadito il concetto in altra parte del testo [9, p. 263-64; 5, p. 252]: «Successivamente Garza-Valdes ha annunciato di aver trovato la maniera di isolare la cellulosa dalla patina di rivestimento in modo da poter effettuare una datazione separata.»
(4) Come dicevo nel precedente articolo [10, p. 54], ci possono essere due motivi per spiegare come il corpo dell'ibis risultasse più vecchio. Uno riguarda la dieta di un uccello di palude, l'altro il metodo di imbalsamazione.
(5) Fra i relatori al congresso c'era anche la Marinelli che avrebbe forse potuto informarsi direttamente da lui sullo stato delle ricerche. A quel punto la Marinelli aveva già dato notizia del presunto esperimento nel libro [3] che era stato stampato in marzo.
(6) Il 27 novembre 2000 fu intervistato nel corso di una trasmissione televisiva della Rai (“Il filo di Arianna” con Lorenza Foschini). Garza-Valdes era collegato dall'America, la Marinelli da Roma. Vidi quella trasmissione. Non ricordo i dettagli ma avrei notato se si fosse parlato dell'esperimento sulle bende della mummia.
Bibliografia
[1] J. Barrett: Science & the shroud. The Mission, Spring 1996.
http://www.uthscsa.edu/mission/spring96/shroud.htm
[2] R. Estartús Tobella: La Sábana Santa bajo la lupa de la Ciencia. 2003. (La Santa Sindone sotto la lente della scienza). Il capitolo 7 si può vedere qui:
http://www.ing.udep.edu.pe/ensayos/sabanasanta/cap7.htm
[3] G. Fanti: La Sindone, una sfida alla scienza moderna. Aracne, 2008.
[4] L.A. Garza-Valdes, The Dna of God? Hodder & Stoughton, 2000
[5] H.E. Gove, S.J. Mattingly, A.R. David, L.A. Garza-Valdes: A problematic source of organic contamination of linen. Nuclear Instruments and Methods in Physics Research B 123 (1997) 504-507.
http://www.sindone.info/GOVE.PDF
[6] E. Marinelli e M. Miscia: La Sindone, alle sorgenti del mistero. Sigma Libri. 2006.
[7] E. Marinelli: La Sindone, Analisi di un mistero. Sugarco, 2009.
[8] Á. Peña Benito: La Sábana Santa de Turin es autentica (La Santa Sindone di Torino è autentica).
http://www.autorescatolicos.org/angelpena47.pdf
[9] O. Petrosillo ed E. Marinelli: La Sindone, Storia di un enigma, Rizzoli, 1998.
[10] G.M. Rinaldi: Gli “errori” del C14. Scienza & Paranormale 81, 2008, 48-55.
https://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273768
[11] “L'ultima ricerca Usa forse ne svelerà l'età”. Famiglia Cristiana, 24 luglio 1996, p. 51.
[12] http://www.shroud.it/STUDI.HTM
[13] http://www.sdb.org/BS/2000/200000208.htm
[14] http://www.radicicristiane.it/fondo.php/id/377/ref/3/Dossier/Perch%C3%A8-il-test-radiocarbonico-non-ha-funzionato
[15] http://it.wikipedia.org/wiki/Esame_del_Carbonio_14_sulla_Sindone
[16] http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=18479
[17] http://www.shroud.com/latebra3.htm
.
Proviamo a spiegare a Emanuela Marinelli che un certo esperimento sulle bende di una mummia non è mai stato fatto
Gian Marco Rinaldi
In un articolo su Scienza & Paranormale n. 81 (settembre/ottobre 2008) [10, p. 54-55] ho accennato a un “esperimento fantasma” che secondo Emanuela Marinelli sarebbe stato eseguito da Leoncio Garza-Valdes ma di cui non si trova traccia. Torno qui sull'argomento con maggiori dettagli. Nel frattempo ho notato che altri due autori italiani e due peruviani hanno fatto la stessa affermazione.
Garza-Valdes è il medico di San Antonio, Texas, che nel 1993 propose la sua teoria di un “rivestimento bioplastico” prodotto da microrganismi sul telo della Sindone. Tale plastica, di età più moderna rispetto al lino originario, avrebbe ringiovanito l'apparente età radiocarbonica del telo.
Rimandiamo a un'altra occasione un esame generale della fantasiosa ipotesi della (inesistente) bioplastica di Garza-Valdes. Nello stesso articolo [10, p. 52-54] ho riferito sulle datazioni di due mummie che incontreremo, quella nota come 1770 e quella di un ibis. Qui esaminiamo soltanto il problema se sia vero o non sia vero che quell'esperimento è stato condotto col risultato dichiarato dalla Marinelli.
Il presunto esperimento
Garza-Valdes sostiene che la sua bioplastica non viene eliminata dai normali procedimenti di pulizia dei campioni che sono in uso presso i laboratori del radiocarbonio. Un suo obiettivo è stato allora quello di riuscire, con procedimenti “speciali” (parla di metodi “enzimatici”), a eliminare la plastica, o a separare la plastica dalla cellulosa del lino, in modo da poter procedere alla datazione della cellulosa non più inquinata dalla plastica. Se la datazione di un campione di tessuto disinquinato, cioè sottoposto alla pulizia speciale, fornisse una data diversa (più antica) rispetto a un campione non disinquinato, cioè sottoposto solo a una pulizia convenzionale, allora si otterrebbe un buon indizio della validità della ipotesi del rivestimento bioplastico come causa di una datazione errata.
Che si sappia, Garza-Valdes ha pubblicato il resoconto di un solo tentativo di separazione della plastica dal lino e successiva datazione [4, capitolo 7]. Lo ha condotto nel 1994 addirittura su campioni della stessa Sindone che gli erano stati forniti da Giovanni Riggi. Quella volta cercò di estrarre il glucosio della cellulosa, piuttosto che eliminare la plastica, ma l'obiettivo era lo stesso. Il risultato fu disastroso e portò alla perdita di tre cospicui e preziosi frammenti di tessuto sindonico. (Nota 1)
L'esperimento invocato dalla Marinelli sarebbe analogo ma condotto su campioni delle bende della mummia catalogata come 1770 al Museo di Manchester. È vero che Garza-Valdes ebbe disponibili campioni delle bende della 1770, ma non ha mai detto di averle usate per esperimenti.
Garza-Valdes credeva che anche le bende di questa mummia, come la Sindone, siano coperte dalla plastica e attribuiva appunto alla plastica certe discrepanze che c'erano state nella datazione al C14 dove le bende risultavano più giovani del corpo della mummia. (Nel mio articolo citato [10, p. 52], ho raccontato la storia delle datazioni di questa mummia.) Secondo la Marinelli (e qui è il presunto esperimento di cui tratteremo) un campione delle bende della mummia fu trattato da Garza-Valdes con un suo speciale trattamento enzimatico per liberarlo dalla plastica. Eseguendo la datazione al C14 dopo la pulizia speciale, le bende diedero la stessa età del corpo della mummia. Secondo la Marinelli le bende di quella mummia, prima del trattamento, fornivano alla datazione un'età più giovane di un millennio o quasi rispetto al corpo in esse contenuto, quindi disinquinando dalla plastica si spostava all'indietro la data di un millennio. (Nota 2) Naturalmente l'implicazione sarebbe che anche la Sindone è inquinata dalla plastica, ancor più pesantemente, e che dopo una pulizia speciale daterebbe all'epoca di Cristo anziché al tardo medioevo.
Se l'esperimento fosse stato davvero condotto con quel risultato, sarebbe un notevole indizio della validità della teoria di Garza-Valdes sul rivestimento bioplastico e ciò avrebbe implicazioni non solo per la datazione della Sindone ma in generale per la datazione di molti altri reperti. Ci sarebbero inoltre implicazioni ancor più generali per le insolite caratteristiche che dovrebbe avere il microrganismo produttore di plastica ipotizzato da Garza-Valdes.
Secondo la Marinelli, l'esperimento sarebbe stato condotto con successo nel 1996 o prima. Sono passati tredici anni e se l'esperimento fosse reale se ne sarebbe sentito parlare. I sindonologi esulterebbero perché avrebbero un motivo per dire che la datazione medievale della Sindone fu sbagliata. I laboratori del radiocarbonio si sarebbero subito allarmati e si sarebbero messi a studiare un problema che avrebbe implicazioni gravi per le datazioni. I microbiologi avrebbero studiato quell'interessantissimo batterio scoperto da Garza-Valdes e da lui battezzato Leobacillus rubrus (nuovo genere e nuova specie, con quel “leo” in onore del proprio nome Leoncio), responsabile della bioplastica, che sa fare cose che nessun batterio sa fare. Ci sarebbero perfino tentativi di applicazione pratica per la produzione industriale della plastica resistente al calore e biodegradabile prodotta da quel batterio. E per tutto questo il nome di Garza-Valdes sarebbe famoso e riverito nel mondo scientifico.
Niente di tutto questo è successo. I sindonologi (quasi tutti, a parte la Marinelli e pochi altri) hanno abbandonato la speranza di spiegare la datazione medievale della Sindone con la teoria di Garza-Valdes e si stanno affannando da qualche anno a cercare spiegazioni nel rammendo o rattoppo del tessuto. I laboratori del radiocarbonio continuano il loro lavoro di sempre senza preoccuparsi della plastica. Nessun microbiologo studia il batterio di Garza-Valdes e mettendo su Google le parole “leobacillus rubrus” escono solo alcune pagine dei sindonisti. Nessuno ha brevettato un metodo industriale per produrre la plastica con quel batterio. E Garza-Valdes a livello scientifico, al di fuori della conventicola dei sindonologi, è un perfetto sconosciuto e non è nemmeno mai riuscito a pubblicare una descrizione del suo batterio e della sua plastica in una rivista scientifica.
Basterebbe questo per capire che l'esperimento non è mai stato fatto. Ma alla Marinelli non basta, e allora proviamo a fornire altre prove. Riusciremo alla fine a convincere la Marinelli a ritrattare la sua affermazione? Le scommesse sono aperte.
Cominceremo elencando le citazioni della Marinelli e degli altri sindonologi che affermano che l'esperimento è stato fatto. Poi esamineremo l'unica loro fonte dichiarata, risalente al 1996. Infine forniremo alcune dichiarazioni fatte da Garza-Valdes dopo il 1996 che smentiscono quella fonte.
Dichiarazioni della Marinelli
Sul sito di “Collegamento pro Sindone” [12], un'associazione sindonologica romana di cui Emanuela Marinelli è la più nota esponente, si trova da anni (dal 2000 se non da prima) il seguente passaggio, di cui importa qui considerare le ultime righe (corsivi aggiunti):
Leoncio Garza Valdés, ricercatore dell'Istituto di Microbiologia dell'Università di San Antonio (Texas) afferma di
aver identificato, su un campione di Sindone fornitogli non ufficialmente da Giovanni Riggi, la presenza di un
complesso biologico composto da funghi e batteri che ricopre come una patina i fili e non è eliminabile con i
consueti trattamenti di pulizia. Esso perciò avrebbe falsato la datazione radiocarbonica.
Una mummia egiziana conservata nel Museo di Manchester ha fornito addirittura date diverse per le ossa e le
bende; queste ultime sono risultate 800-1000 anni più "giovani" delle ossa. Un interessante esperimento è
stato condotto da Garza Valdés, il quale ha trattato un campione delle bende della mummia con uno speciale
preparato enzimatico che rimuove il rivestimento batterico. Datando la stoffa dopo questa pulizia speciale
si è ottenuta la stessa età del cadavere.
L'esperimento, se fosse stato fatto, sarebbe davvero “interessante”, come abbiamo visto. La mummia a cui si riferisce la Marinelli, qui come nelle altre sue dichiarazioni, è sempre la 1770 del Manchester Museum.
La Marinelli parlò di questo esperimento già in un libro del 1998 [9, p. 251], citando come fonte un articolo del 1996 su Famiglia Cristiana che vedremo più avanti. Dopo il 1996, la Marinelli ha pubblicato, da sola o con altri, forse dieci libri sulla Sindone. Ne ho consultati solo tre, incluso quello del 1998, e su tutti e tre viene ripetuta la stessa notizia dell'esperimento. Gli altri due libri sono uno del 2006 [6, p. 94-95] e l'ultimo libro della Marinelli apparso nel febbraio 2009 [7, p. 237]. È inutile riportare i testi che sono pressoché identici a quello sul sito di Collegamento pro Sindone. (Nota 3)
Su internet sono riprodotti due articoli della Marinelli dove è ripetuta la stessa notizia dell'esperimento sulle bende della mummia. Un articolo [13] fu stampato nel 2000 sul Bollettino Salesiano (Supplemento). La Marinelli ripete la solita frase e aggiunge una conclusione perentoria:
La datazione radiocarbonica della Sindone perde dunque ogni valore e non esistono obiezioni all’autenticità
della preziosa reliquia.
Un'altra ripetizione è in un articolo del 2007 su Radici Cristiane [14].
Di nuovo si parla dell'esperimento in una conferenza della Marinelli tenuta ad Atene nel 2004 di cui si trova il testo in rete, così come nell'unica sua conferenza alla quale ero presente, nel 2008 a Livorno.
Quindi vediamo che la Marinelli ha detto e ridetto la stessa cosa nel 1998, 2000, 2004, 2006, 2007, 2008, 2009, oltre a lasciare in permanenza la frase sul sito di Collegamento per gli ultimi dieci anni o quasi. Molto probabilmente l'elenco non è completo. Insomma non si tratta di un'affermazione isolata che le sia sfuggita occasionalmente.
La notizia è finita anche su un articolo di Wikipedia [15] che ha un rimando appunto al sito di Collegamento pro Sindone:
Leoncio Garza Valdés, microbiologo dell'Università di San Antonio, in Texas, affermò di aver individuato
su un campione di tessuto sindonico fornitogli ufficiosamente da Giovanni Riggi una patina di materiale
organico che rivestiva le fibre: si trattava di Lichenotelia, un complesso biologico composto da funghi e
batteri. Secondo Garza Valdés addirittura il 60% delle fibre sarebbe stato ormai costituito da questa
patina, accresciutasi lentamente nel corso dei secoli: ovviamente ciò falserebbe sostanzialmente la misura.
A questo proposito Garza Valdés cita il caso di una mummia egiziana, conservata nel Museo di Manchester,
le cui bende risultavano nei test al C14 di 800-1000 anni più giovani delle ossa della mummia stessa
a causa di questa contaminazione. Ripulite le bende dal contenuto batterico tramite un preparato
enzimatico, la datazione rilevata è divenuta coerente con quella del resto del corpo.
Altri due autori italiani
Recentemente altri due sindonologi italiani hanno citato l'esperimento fantasma. Nessuno dei due riporta una fonte.
Sulla rivista 30 giorni, giugno/luglio 2008, è apparsa una intervista ad Anna Benvenuti [16], ordinaria di Storia medievale all’Università di Firenze. Commentando il risultato della datazione del 1988, la Benvenuti dice:
Ma il fatto sconcertante del 1988 fu che quegli scienziati lasciarono a desiderare proprio nel loro ambito
di competenza: era ampiamente noto come l’accumulo di sostanze portatrici di carbonio su una stoffa
fosse superiore a quello che si poteva determinare su un corpo o su una pietra. Bastava confrontarsi
con la casistica preesistente: c’era stato, per esempio, il caso di una mummia egiziana conservata
nel Museo di Manchester per la quale la datazione al radiocarbonio aveva dato come esito un
grandissimo scarto cronologico tra l’età dei resti umani e quella delle bende che li avvolgevano.
Solo dopo la ripulitura di queste ultime con trattamenti agli enzimi i dati risultarono coerenti.
Procedimento, questo, ignorato nel corso delle indagini dell’88. Una cosa che lasciò stupefatti perché
si fa scienza solo comparando varie testimonianze precedenti.
La Benvenuti si riferisce evidentemente alla mummia 1770. Non fa il nome di Garza-Valdes ma si tratta certamente di lui.
Il sindonologo Giulio Fanti, professore di ingegneria a Padova, nel suo libro del 2008 scrive [3, p. 154]:
La Sindone non è l'unico tessuto che potrebbe essere stato contaminato; ad esempio la mummia egiziana
n. 1770 conservata nel Museo di Manchester ha fornito date diverse per le ossa e per le bende; queste
ultime, rivestite dalla patina biologica, secondo L. Garza Valdes, sono risultate 800-1000 anni più “giovani”
delle ossa. Per ovvi motivi, lo stesso esperimento non può essere eseguito anche sulla Sindone, in
quanto mancano i resti del cadavere che, secondo la convinzione di molti, autore compreso, è risorto.
Garza-Valdes ha trattato un campione delle bende della stessa mummia con un preparato enzimatico,
capace di rimuovere il rivestimento batterico; datando la stoffa dopo questa pulizia, si è
ottenuta la stessa età del cadavere, a conferma della presenza di una notevole contaminazione
nel tessuto originale.
Si può supporre che Fanti abbia preso la notizia dal sito di Collegamento pro Sindone perché la frase è quasi uguale.
Due autori peruviani
Cercando su internet in varie lingue, ho trovato citato il presunto esperimento in due libri in spagnolo, entrambi di autori peruviani. Nessuno dei due indica una fonte.
Rafael Estartús Tobella, professore di ingegneria all'Università di Piura in Perù, ha scritto un libro sulla Sindone pubblicato dalla stessa università nel 2003 [2]. Vi si legge:
Garza-Valdes ha sperimentato anche con una mummia egiziana nella quale le bende risultavano 800 anni
più giovani delle ossa. Ripulì le bende con un enzima speciale, che elimina i prodotti dei batteri e dei
funghi, e la nuova datazione delle bende fu in accordo con quella delle ossa. Secondo lui, la pulizia che
fu eseguita dai laboratori che datarono la Sindone non era efficace contro il fungo e il batterio citati.
Si riferisce evidentemente alla mummia 1770 di Manchester. Ho scritto a Estartús chiedendo quale fosse la sua fonte. Mi ha inviato due testi. Uno è un abstract del 1993 dove Garza-Valdes presenta la sua teoria della bioplastica ma non parla affatto di mummie. L'altro è l'articolo apparso su The Mission nel 1996 di cui diremo più avanti [1], dove si parla dell'intenzione di Garza-Valdes di condurre gli esperimenti di separazione della plastica dal lino ma non si dice affatto che gli esperimenti siano già stati effettuati. Allora ho scritto di nuovo a Estartús facendogli notare che non ha fornito una fonte per la notizia dell'esperimento. Non ha più risposto.
Ángel Peña Benito, che risiede a Lima, Perù, è un frate dell'Ordine degli Agostiniani Recolletti (O.A.R.). Ha scritto moltissimi libri di argomento religioso o devozionale. Uno di questi [8] è dedicato alla Sindone e il testo è disponibile su internet. Non è indicata una data di pubblicazione ma la bibliografia arriva fino a titoli del 2004, quindi il libro è posteriore a quello di Estartús.
Peña scrive:
Il ringiovanimento della datazione per la presenza del fungo lichenothelia spiegherebbe anche la
datazione al C14 di una mummia egiziana di Ibis, nella quale le bende risultarono 800 anni più giovani delle
ossa. Il dottor L. Garza-Valdes poté provare che le bende contenevano lichenothelia. Pulì le bende con
un enzima speciale, che elimina i prodotti dei batteri e dei funghi, e la nuova datazione delle bende
concordò con quella delle ossa.
Qui Peña fa confusione fra la mummia di Manchester e quella dell'ibis. La discrepanza di 800 (o più) anni è stata riferita (dai sindonologi) per la 1770 ma non per l'ibis. Lichenotelia è il nome di un microfungo che veniva invocato da Garza-Valdes nelle prime versioni della sua teoria come causa dell'inquinamento, per poi passare ad attribuire la causa al suo Leobacillus rubrus.
Ho cercato di mettermi in contatto con Peña attraverso il suo editore peruviano ma non ci sono riuscito.
L'articolo di Famiglia Cristiana
Nessuno di questi testi della Marinelli o degli altri sindonologi cita un resoconto scientifico di Garza-Valdes sul suo presunto esperimento, ciò che non meraviglia perché non è mai stato pubblicato alcun resoconto. Solo il libro della Marinelli (con Orazio Petrosillo) del 1998 cita un trafiletto giornalistico come fonte della notizia. Esaminiamo allora questa unica fonte.
Su Famiglia Cristiana del 24 luglio 1996 apparve un breve articoletto senza firma [11] che riporto integralmente. Non so se la breve nota accompagnasse altri articoli più estesi. Non ho potuto consultare quel numero del settimanale e una copia di questo solo articoletto mi è stata gentilmente inviata dalla stessa dottoressa Marinelli. Con il titolo “L'ultima ricerca Usa forse ne svelerà l'età”, l'articolo dice:
La Sindone è medievale. O forse no. Nel 1988, il discorso circa la datazione sembrava ormai chiuso; gli
esami condotti dai laboratori di Zurigo, Oxford e Tucson (Arizona) avevano stabilito che il lenzuolo era
di un'epoca compresa tra il 1260 e il 1390.
Tra le varie ipotesi avanzate per smentire quei risultati, una pare acquistare sempre maggiore
credibilità. Un medico, Leoncio Garza-Valdes, e un microbiologo di fama, Stephen Mattingly,
dell'Università del Texas, a San Antonio, sostengono infatti che la Sindone è “contaminata” da
un rivestimento batterico che, non individuato né rimosso prima dell'esame del carbonio 14,
avrebbe “ringiovanito” l'età del telo. «Vuoi vedere allora che molte mummie egiziane sono da ridatare?»,
si è domandata tempo fa Rosalie David, curatrice del Museo di Manchester. La David ha così inviato
a San Antonio campioni delle bende esterne e del corpo tratti da una mummia la cui datazione le
aveva dato grattacapi. Garza-Valdes e Mattingly hanno pre-trattato parte delle bende con
detergente convenzionale e parte con uno speciale preparato enzimatico. Quindi, hanno spedito
il tutto proprio a quel laboratorio dell'Arizona che a suo tempo datò la Sindone: «Le bende ripulite
solo con il detergente convenzionale risultano più giovani (550 anni in meno) del corpo che avvolgono;
quelle trattate con gli enzimi denunciano la stessa età del cadavere», ha annunciato Garza-Valdes.
«Siamo praticamente certi che anche per la Sindone valga lo stesso discorso. È risultata più
giovane di quel che è perché chi ha fatto l'esame del C14 non ha tenuto conto, in perfetta buona fede,
di questo particolare rivestimento. Speriamo che il Vaticano autorizzi nuove ricerche in proposito.»
Compaiono qui anche i nomi di Stephen Mattingly, un microbiologo (non famoso) che collaborò per un periodo con Garza-Valdes, e di Rosalie David, la nota egittologa che negli anni 1970 a Manchester coordinò uno studio approfondito della mummia 1770.
In questo articolo c'è confusione fra due mummie, la 1770 di Manchester da un lato, e quella di un ibis (uccello sacro degli egizi) che non proveniva da Manchester ed era di proprietà di Garza-Valdes. Vediamo quali notizie ci sono per ciascuna delle due mummie per quel 1996.
Cominciamo con la mummia di Manchester. La David portò di persona a San Antonio campioni delle bende (non del corpo) della mummia quando andò là per un convegno organizzato da Garza-Valdes nel gennaio 1996. Né Garza-Valdes né la David hanno mai pubblicato niente su eventuali esperimenti condotti su quelle bende allo scopo di separare il lino originale dal rivestimento bioplastico. Se avessero condotto simili esperimenti con esito positivo, ci si aspetta che li avrebbero pubblicati. Quindi dobbiamo ritenere che non condussero esperimenti oppure li condussero con esito negativo e omisero di pubblicarli. Nemmeno si ha notizia di qualsiasi esperimento di altro tipo condotto da Garza-Valdes sulle bende della 1770.
Per la mummia dell'ibis, invece, successe qualcosa. Su The Mission, un trimestrale pubblicato a San Antonio dalla locale divisione medica dell'università, nel numero di primavera 1996 comparve un articolo [1] che descriveva l'attività di Garza-Valdes e Mattingly e annunciava la loro intenzione di compiere, sulla mummia dell'ibis, l'esperimento di separazione della plastica con successiva datazione.
After months examining microscopic samples, the team concluded in January that the Shroud of Turin
is centuries older than its carbon date. Dr. Garza said the shroud's fibers are coated with bacteria and
fungi that have grown for centuries. Carbon dating, he said, had sampled the contaminants as well
as the fibers' cellulose. [...]
Toward that end, the University of Arizona in Tucson is preparing carbon dating procedures to test
the hypothesis on an ibis bird mummy that stylistically would date back to about 330-30 BC.
Physicists will sample collagen from bone, which is relatively unaffected by bacteria and fungi, and
compare its date to wrappings from the mummy. Textiles contain large quantities of bacteria and
fungi because they have much more surface area by volume than a smooth object of similar size,
therefore the mummy wrappings are important for comparison.
Two samples of mummy wrapping will be tested; one that is cleansed of contaminants with conventional
methods, and another sample cleansed with a method developed by Drs. Garza and Mattingly.
Dr. Garza has said the conventional method fails to remove the bacteria and fungi.
Infatti nel gennaio di quell'anno la David, mentre era a San Antonio, aveva prelevato due campioni delle bende e due campioni del corpo dell'ibis, che furono datati a Tucson. I risultati si conobbero nei mesi successivi. Un resoconto fu pubblicato all'inizio del 1997 su una rivista scientifica a firma di Harry Gove, Mattingly, la David e Garza-Valdes [5]. Risultò che le bende datavano all'epoca prevista in base a considerazioni stilistiche ma il corpo appariva più vecchio. (Nota 4) La differenza era di 400 anni radiocarbonici, che dopo calibrazione diedero intervalli con una differenza media di 550 anni. L'articolo di Famiglia Cristiana parla appunto di 550 anni e uscì quando il risultato della datazione era già noto a Garza-Valdes e colleghi anche se non era ancora stato pubblicato il resoconto. Quindi dovrebbe riferirsi alla mummia dell'ibis e non alla 1770.
L'articolo di The Mission sembra preannunciare le attese per un risultato quale alluso da Famiglia Cristiana, ma in realtà, se diamo credito al resoconto [5] pubblicato da Garza-Valdes e colleghi e non al settimanale italiano, non successe niente di quanto atteso.
Nel laboratorio di Arizona i due campioni delle bende dell'ibis furono sottoposti a due diversi trattamenti di pulizia, ma erano entrambi trattamenti convenzionali, non gli “speciali” trattamenti enzimatici che avrebbero dovuto separare la plastica dal lino. I due campioni delle bende diedero la stessa età, ed era una età diversa da quella del corpo. Quindi per la mummia dell'ibis l'articolo pubblicato da Garza-Valdes e colleghi delude le attese di The Mission e smentisce le notizie di Famiglia Cristiana. Anzi l'articolo dei quattro autori si conclude con l'auspicio che vengano condotte appunto quelle analisi che Famiglia Cristiana considerava come già fatte [5, p. 507]:
Clearly more research on Egyptian mummies, both animal and human, is required. If it can be shown
conclusively that a bacteria-produced bioplasting coating causes radiocarbon ages of cloth to be too
young a method of separating the coating from the cellulose of the cloth must be found so the two can
be radiocarbon dated separately. Research on ways to accomplish this is continuing.
Quindi la ricerca sui metodi per separare la plastica dal lino “sta continuando”. Se è probabile che Garza-Valdes volesse fare quell'esperimento e sperasse di trovare quel risultato, però non l'aveva fatto (oppure l'aveva fatto ma non coi risultati sperati). Forse qualche giornalista che lo intervistò in quel periodo aveva scambiato le intenzioni con un risultato già acquisito e aveva pubblicato una notizia che poi, non sappiamo per quali strade e dopo quali distorsioni, forse di terza mano, era arrivata a Famiglia Cristiana.
Quel che ha detto Garza-Valdes
Vedremo ora un paio di dichiarazioni dello stesso Garza-Valdes, fatte dopo il 1996. Sono dichiarazioni che implicitamente smentiscono quanto affermato da Famiglia Cristiana e dalla Marinelli.
Sul sito di Schwortz a Natale 1997.
Barrie Schwortz, il noto sindonologo che già all'epoca gestiva il suo grosso sito, nell'aggiornamento sul sito datato 25 dicembre 1997 riproduceva una lettera che aveva appena ricevuto da Garza-Valdes con i suoi auguri di Natale. Nella lettera, Garza-Valdes compendiava le sue ricerche ma non diceva di aver fatto l'esperimento della pulizia speciale delle bende, quell'esperimento che sarebbe stato conclusivo e che Famiglia Cristiana gli aveva attribuito più di un anno prima. Che in realtà non lo avesse fatto, risultò chiaro da una nota che Schwortz aggiungeva dopo la lettera di Garza-Valdes.
Infatti Schwortz scrive [17]:
After receiving this letter, I spoke with Dr. Garza-Valdes by telephone and asked him to discuss his current
research with me in more detail. [...] Garza-Valdes confirmed his collaboration with Dr. Gove and explained
that they were currently examining three Egyptian mummies: an ibis bird, a cat and a human mummy
known as "#1770" (from the Manchester Museum in England). He said that all three were found to
have this bioplastic coating in their wrappings.
Quindi Garza-Valdes aveva in programma di condurre esperimenti su tre mummie, la 1770, l'ibis e anche un gatto. Ma gli esperimenti stavano riuscendo oppure no? È quello che chiedeva Schwortz, che di seguito scrive:
I next inquired if the bioplastic coating had been removed from the ibis wrappings and the linen re-dated
and was told, "that is exactly what we're trying to do at this moment, but it's not that easy."
Apparently, the coating is impervious to most solvents and cannot easily be separated from the fibers.
However, now that the structure of the plastic itself is known, certain enzymes that dissolve such plastics
can be tested in an attempt to remove the coating. Also, according to Dr. Garza-Valdes, there is a chemical
technique that could dissolve the coating that is also being evaluated.
He added that two approaches are being developed simultaneously, one to dissolve the bioplastic
coating itself, and the other to dissolve the cellulose from the flax fibers and carbon date only the glucose
produced by hydrolysis of the cellulose.
In other words, if the coating cannot be removed, then the material within the coating might be
extracted. In either case, he stated that it will take several months of preparation before the testing
can begin.
Dunque Garza-Valdes le stava provando tutte ma non aveva ottenuto risultati e diceva che sarebbero ancora occorsi diversi mesi prima che i test potessero iniziare.
In Italia nella primavera 1998
Garza-Valdes venne in Italia nell'aprile 1998 e fu intervistato dalla Stampa. Ecco uno stralcio dall'intervista apparsa sul giornale il 19 aprile (il “pha” sarebbe appunto la bioplastica secondo un'abbreviazione di un termine chimico):
Quindi, secondo lei, bisogna rimuoverla [la plastica] per capire a che epoca risale veramente il Telo, se si
tratta di un falso medioevale o se è contemporanea di Gesù?
«È così. I campioni inviati in Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti non erano - diciamo - ''puri'' e di
conseguenza hanno falsato i dati.»
Quando prevede di fare il suo esperimento?
«Stiamo perfezionando la tecnologia in grado di separare la cellulosa dal ''pha''. Abbiamo bisogno
di ancora un po' di tempo.»
E poi chiederà al cardinale Saldarini un frammento?
«Mi basterà un centimetro, non di più.»
Quindi nella primavera 1998, quasi due anni dopo l'articolo di Famiglia Cristiana, Garza-Valdes dice che ha bisogno di ancora un po' di tempo prima di mettere a punto l'esperimento.
Garza-Valdes tornò in Italia a Torino all'inizio di giugno. Tenne una conferenza al Politecnico e partecipò con una relazione al congresso di sindonologia che si svolgeva in quei giorni. (Nota 5) Non risulta che Garza-Valdes in queste due occasioni abbia annunciato la riuscita dell'esperimento, una notizia che avrebbe fatto esultare i sindonologi e non sarebbe passata inosservata.
Nel suo libro
Garza-Valdes concluse la sua stagione sindonica con la pubblicazione di un libro [4] dove riepilogava le sue ricerche sui campioni della Sindone (dal rivestimento bioplastico al “DNA di Dio”, come dice il titolo del libro, al legno della croce). Il libro apparve nella prima edizione alla fine del 1998. Ho consultato una edizione del 2000 che forse è stata accresciuta e che comunque è aggiornata fino almeno all'estate 1998. Nel libro Garza-Valdes non dice di avere eseguito l'esperimento di cui parliamo. In un libro come questo, in cui dava un compendio finale di tutti i suoi lavori relativi alla Sindone, se aveva fatto un esperimento così importante lo diceva.
In un passaggio del libro Garza-Valdes si riferisce al tentativo che aveva fatto nel 1994 sul tessuto della Sindone e sembra aspettarsi (che ottimismo!) che il vescovo di Torino gli conceda di riprovare su un altro campione. Questo sarebbe il momento opportuno per dire che ha già fatto esperienza in quel tipo di esperimento. Invece non dice nulla, anzi promette che, se avrà a disposizione un campione del tessuto sindonico, prima di usarlo farà prove su altri tessuti, per esempio proprio sulle bende della mummia 1770. Quindi tali esperimenti sono solo nelle sue speranze per il futuro.
Riporto il passaggio dal libro, lasciando anche alcune righe precedenti dove si vede quanto Garza-Valdes fosse ottimista sulle qualità eccezionali della sua plastica (o PHA) (p. 97-98, corsivo aggiunto):
Research on any type of two-thousand-year-old linen would show evidence of PHA, even though the
types may differ. Only aseptic conditions would lead to its absence. The PHA of the Shroud is heat
resistant and is important because it is biodegradable and therefore may prove of help to humanity.
It is important to find the exact structure, because of its many possible applications. Of course the
research that most needs to be done is new radiocarbon dating on a sample that is entirely free
of contamination. We know that Cardinal Saldarini still has a portion of the Shroud taken in 1988
during Cardinal Ballestero's reign. This is the sample that should be used, with the current
Cardinal's blessing. If we were given permission, we would repeat the same tests we have
already done, under controlled official conditions, but we would use a buffer with no organic
compound, like a phosphate. And we would first test our cleaning method on other artefacts, such
as pieces from Mummy 1770, before we risked destroying a portion of the Shroud unnecessarily
and with no satisfactory outcome.
[...] But I believe that with all safeguards in place, we have a method of cleaning that will remove
the contaminants, the bacteria, the fungi, and the bioplastic coating that so skewed the original
radiocarbon dating. And we shall produce a date that will show the Shroud of Turin to be authentic
after all.
Altrove nel libro, dice della mummia di Manchester (p. 138):
In January 1996, Dr David travelled to San Antonio, Texas, for the First International Symposium on
Archaeomicrobiology. She brought me some samples of the Mummy 1770 wrappings, which I studied
with the optical microscope. I discovered that the flax fibres have a heavy coating of bioplastic, similar
to coatings I have found on other ancient textiles, but this coating had a red tint, which needs further study.
Quindi parla dei campioni delle bende della 1770 ma non dice di aver condotto l'esperimento e non si ha notizia degli “studi ulteriori” a cui accenna.
Con questo libro finisce l'avventura di Garza-Valdes con la Sindone. In seguito comparirà saltuariamente in qualche intervista ma non dirà di aver fatto altre scoperte né dirà di essere ancora impegnato a continuare la ricerca. (Nota 6)
Quindi dalle sue stesse dichiarazioni si desume che Garza-Valdes aveva desiderio e intenzione di condurre l'esperimento per separare la plastica dal lino, ma non c'è riuscito. Lo si può perdonare per il fallimento: non sarebbe facile separare una plastica che non esiste.
La Marinelli non ha mai fornito altra fonte oltre all'articoletto di Famiglia Cristiana. Se lei sa che Garza-Valdes ha pubblicato un resoconto sull'ipotetico esperimento, farà un grande favore a tutti i sindonologi rendendolo noto e indicando la rivista scientifica dove è pubblicato. Se non ha tale indicazione da fornire, ci aspettiamo che non continui a dare la notizia dell'avvenuto esperimento e che doverosamente informi i suoi lettori in proposito. Altrimenti dovremo ritenere che si fida più di un anonimo articolista di un settimanale italiano piuttosto che delle parole dello stesso Garza-Valdes.
Oggi, e già da un paio di anni, Garza-Valdes sembra irreperibile. Ho spedito una mail a un suo indirizzo che aveva, ma la mail è stata respinta. Ho scritto una lettera su carta inviando all'indirizzo del suo studio medico reperito su internet. La lettera mi è tornata indietro. Da una correzione sulla busta, si vede che la lettera era stata inoltrata a un altro indirizzo, sempre a San Antonio, ma anche lì il destinatario è risultato irreperibile. Speriamo che stia bene.
Note
(1) Dai frammenti di tessuto sindonico, Garza-Valdes preparò due campioni di cellulosa purificata e li inviò a due laboratori del radiocarbonio per la datazione. Risultarono date di alcuni millenni prima di Cristo. Garza-Valdes spiegò poi che aveva usato durante la procedura una certa soluzione tampone, di un tipo ben noto e comunemente impiegato, credendo che non contenesse atomi di carbonio (si tratterebbe di carbonio privo dell'isotopo 14 e quindi di età radiocarbonica infinita). Gli sarebbe bastato guardare sull'etichetta della confezione o su un qualsiasi manuale per vedere che ogni molecola di quel tampone contiene quattro atomi di carbonio.
(2) Non si capisce quale dovrebbe essere la “stessa età” del corpo della mummia. La Marinelli cita sempre questa mummia dicendo che le bende risultarono di 800-1000 anni più giovani del corpo. All'epoca del presunto esperimento, però, la differenza fra l'età delle bende e l'età del corpo era indicata come 340 anni in un articolo [5, p. 505] che fra gli autori, oltre a Garza-Valdes, ha Rosalie David, l'egittologa che ha curato tutti gli studi sulla mummia 1770. In realtà, come ho già riferito [10, p. 52-53], scartando la primitiva datazione degli anni 1970 da parte di un laboratorio non qualificato, le bende della 1770 sono state datate da tre laboratori a date simili fra loro e in accordo con l'epoca storica a cui la mummia è attribuibile in base a considerazioni stilistiche. Quanto al corpo della mummia, si dispone di una sola datazione che ha fornito una data di poco più vecchia, ma era stata condotta prima del metodo AMS. L'unico laboratorio (Oxford) che ha tentato di datare la mummia con l'AMS, che ha il vantaggio di richiedere una quantità molto piccola di materiale, ha dovuto rinunciare perché ha trovato il campione troppo degradato.
(3) In due libri viene anche ribadito il concetto in altra parte del testo [9, p. 263-64; 5, p. 252]: «Successivamente Garza-Valdes ha annunciato di aver trovato la maniera di isolare la cellulosa dalla patina di rivestimento in modo da poter effettuare una datazione separata.»
(4) Come dicevo nel precedente articolo [10, p. 54], ci possono essere due motivi per spiegare come il corpo dell'ibis risultasse più vecchio. Uno riguarda la dieta di un uccello di palude, l'altro il metodo di imbalsamazione.
(5) Fra i relatori al congresso c'era anche la Marinelli che avrebbe forse potuto informarsi direttamente da lui sullo stato delle ricerche. A quel punto la Marinelli aveva già dato notizia del presunto esperimento nel libro [3] che era stato stampato in marzo.
(6) Il 27 novembre 2000 fu intervistato nel corso di una trasmissione televisiva della Rai (“Il filo di Arianna” con Lorenza Foschini). Garza-Valdes era collegato dall'America, la Marinelli da Roma. Vidi quella trasmissione. Non ricordo i dettagli ma avrei notato se si fosse parlato dell'esperimento sulle bende della mummia.
Bibliografia
[1] J. Barrett: Science & the shroud. The Mission, Spring 1996.
http://www.uthscsa.edu/mission/spring96/shroud.htm
[2] R. Estartús Tobella: La Sábana Santa bajo la lupa de la Ciencia. 2003. (La Santa Sindone sotto la lente della scienza). Il capitolo 7 si può vedere qui:
http://www.ing.udep.edu.pe/ensayos/sabanasanta/cap7.htm
[3] G. Fanti: La Sindone, una sfida alla scienza moderna. Aracne, 2008.
[4] L.A. Garza-Valdes, The Dna of God? Hodder & Stoughton, 2000
[5] H.E. Gove, S.J. Mattingly, A.R. David, L.A. Garza-Valdes: A problematic source of organic contamination of linen. Nuclear Instruments and Methods in Physics Research B 123 (1997) 504-507.
http://www.sindone.info/GOVE.PDF
[6] E. Marinelli e M. Miscia: La Sindone, alle sorgenti del mistero. Sigma Libri. 2006.
[7] E. Marinelli: La Sindone, Analisi di un mistero. Sugarco, 2009.
[8] Á. Peña Benito: La Sábana Santa de Turin es autentica (La Santa Sindone di Torino è autentica).
http://www.autorescatolicos.org/angelpena47.pdf
[9] O. Petrosillo ed E. Marinelli: La Sindone, Storia di un enigma, Rizzoli, 1998.
[10] G.M. Rinaldi: Gli “errori” del C14. Scienza & Paranormale 81, 2008, 48-55.
https://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273768
[11] “L'ultima ricerca Usa forse ne svelerà l'età”. Famiglia Cristiana, 24 luglio 1996, p. 51.
[12] http://www.shroud.it/STUDI.HTM
[13] http://www.sdb.org/BS/2000/200000208.htm
[14] http://www.radicicristiane.it/fondo.php/id/377/ref/3/Dossier/Perch%C3%A8-il-test-radiocarbonico-non-ha-funzionato
[15] http://it.wikipedia.org/wiki/Esame_del_Carbonio_14_sulla_Sindone
[16] http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=18479
[17] http://www.shroud.com/latebra3.htm
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