Michaël Winter, noto specialista
Gian Marco Rinaldi ( [email protected] )
Nei testi di alcuni sindonologi si trova citata una frase attribuita a un autore che viene definito come uno specialista del radiocarbonio: Michaël Winter. La frase viene usata con l'intenzione di screditare l'attendibilità dei test di datazione. Le affermazioni dei sindonologi sono false a diversi livelli. Dovremo procedere per gradi fino a ricomporre la reale situazione.
Winter secondo i sindonologi
Emanuela Marinelli in un libro del 1998 (La Sindone, Storia di un enigma, con Orazio Petrosillo) 1998 scrive (p. 251):
Gian Marco Rinaldi ( [email protected] )
Nei testi di alcuni sindonologi si trova citata una frase attribuita a un autore che viene definito come uno specialista del radiocarbonio: Michaël Winter. La frase viene usata con l'intenzione di screditare l'attendibilità dei test di datazione. Le affermazioni dei sindonologi sono false a diversi livelli. Dovremo procedere per gradi fino a ricomporre la reale situazione.
Winter secondo i sindonologi
Emanuela Marinelli in un libro del 1998 (La Sindone, Storia di un enigma, con Orazio Petrosillo) 1998 scrive (p. 251):
«Quando le datazioni ottenute utilizzando gli elementi radioattivi sono troppo sconcertanti, vengono sovente sepolte e dimenticate; non esita a dichiararlo per iscritto Michael Winter, specialista in materia: “Se una datazione con il C14 conferma le nostre teorie, la mettiamo bene in vista nel testo principale; se le contraddice, ma non del tutto, la releghiamo in una nota; e se le contraddice del tutto, la nascondiamo a tutti.”»
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La frase che ci interessa è quella riportata fra virgolette e attribuita a Winter. Aggiungiamo anche un'altra citazione dallo stesso libro della Marinelli, poco più avanti (p. 258), per vedere come è considerato autorevole questo Winter:
«Winter, commentando i risultati pubblicati sulla rivista “Radiocarbon”, osserva che i tessuti non forniscono mai buone date. Infatti, le fibre hanno una grande superficie di contatto con l'atmosfera e una grande capacità di scambi con l'umidità dell'aria: sono tutte altrettante fonti possibili di migrazione e contaminazione. La struttura aperta della cellulosa del lino, specialmente di quello antico, è molto porosa, con ampie zone di superficie, ed assorbe soprattutto le sostanze organiche in soluzione.»
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Anche in un libro del 1996 (La Sindone, Un'immagine “impossibile”) la Marinelli scrive (p. 110):
«Un noto specialista in materia, Michael Winter, non esita a dichiarare: “Se una datazione col C14 conferma le nostre teorie, la mettiamo bene in vista nel testo principale; se le contraddice, ma non del tutto, la releghiamo in nota; e se le contraddice del tutto, la nascondiamo a tutti”.»
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Di seguito, la Marinelli parla di “Un'altra archeologa statunitense” e quindi pensa che il Winter sia pure lui americano. Non ha notato che il primo nome, quando scritto esatto, è Michaël, con due puntini sull'ultima vocale, ciò che si addice a un nome francese.
Anche Pier Giuseppe Accornero, in un suo suo libro del 2000 (La Sindone, Storia attualità mistero, p. 149), ripete la frase attribuita a Winter:
Anche Pier Giuseppe Accornero, in un suo suo libro del 2000 (La Sindone, Storia attualità mistero, p. 149), ripete la frase attribuita a Winter:
«Esemplare per sincerità la conclusione dello specialista di C14 Michael Winter in merito ai sistemi usati: “Se una datazione conferma le nostre teorie la mettiamo bene in vista nel testo principale; se le contraddice ma non del tutto la releghiamo in nota; se le contraddice del tutto la nascondiamo a tutti.”»
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Per parte sua, Pierluigi Baima Bollone, in un libro del 1990 (Sindone o no), cita da Winter un passaggio più ampio che contiene la solita frase (p. 290-91):
«Pochi anni or sono Michael Winter, un esperto in radiodatazioni, dichiarava: “In teoria la datazione attraverso il C14 dovrebbe essere piuttosto precisa, dal momento che il periodo di dimezzamento è relativamente breve. Si parla di una precisione di più o meno 150 anni. Nella pratica i risultati sono così sparsi che molti di essi non sono mai stati resi pubblici. Se una data risultante dal C14 conferma le nostre teorie la facciamo figurare nel testo della ricerca. Se essa non è che parzialmente contraddittoria, la releghiamo in nota. E se si discosta del tutto dalla tesi espressa, la mettiamo da parte”.[27]»
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Torneremo su questa citazione e sul rimando finale alla nota 27.
Chi disse quella frase?
Incontriamo un primo errore dei sindonologi. A fare quella dichiarazione non è stato Winter, chiunque lui (o lei) sia. La storia di quella frase è ben nota perché a sbandierarla, molto prima dei sindonologi, erano stati i creazionisti e la cosa era già stata discussa. Se ne parla per esempio in questa pagina della Creation-Evolution Encyclopedia:
http://www.pathlights.com/ce_encyclopedia/encyclopedia/06dat5.htm
Bisogna risalire al 1969. All'Università di Uppsala, in Svezia, si tiene un simposio sul tema: “Radiocarbon Variations and Absolute Chronology”, ovvero “Variazioni del radiocarbonio e cronologia assoluta”. Era un simposio sulla storia dell'antico Egitto. Una relazione era presentata da due autori della stessa Università di Uppsala. Uno era Torgny Save-Soderbergh (1914-1998), distinto archeologo, professore di egittologia. L'altra era Ingrid U. Olsson, specialista del radiocarbonio che sarebbe divenuta direttrice del laboratorio del radiocarbonio nella stessa Università. La loro relazione aveva il titolo: “C 14 dating and Egyptian Chronology”, la datazione al C14 e la cronologia egiziana. La relazione si apriva così (In Ingrid U. Olsson, ed. (1970), Radiocarbon Variations and Absolute Chronology, Proceedings of the Twelfth Nobel Symposium Held at the Institute of Physics at Uppsala University, p. 35.):
Chi disse quella frase?
Incontriamo un primo errore dei sindonologi. A fare quella dichiarazione non è stato Winter, chiunque lui (o lei) sia. La storia di quella frase è ben nota perché a sbandierarla, molto prima dei sindonologi, erano stati i creazionisti e la cosa era già stata discussa. Se ne parla per esempio in questa pagina della Creation-Evolution Encyclopedia:
http://www.pathlights.com/ce_encyclopedia/encyclopedia/06dat5.htm
Bisogna risalire al 1969. All'Università di Uppsala, in Svezia, si tiene un simposio sul tema: “Radiocarbon Variations and Absolute Chronology”, ovvero “Variazioni del radiocarbonio e cronologia assoluta”. Era un simposio sulla storia dell'antico Egitto. Una relazione era presentata da due autori della stessa Università di Uppsala. Uno era Torgny Save-Soderbergh (1914-1998), distinto archeologo, professore di egittologia. L'altra era Ingrid U. Olsson, specialista del radiocarbonio che sarebbe divenuta direttrice del laboratorio del radiocarbonio nella stessa Università. La loro relazione aveva il titolo: “C 14 dating and Egyptian Chronology”, la datazione al C14 e la cronologia egiziana. La relazione si apriva così (In Ingrid U. Olsson, ed. (1970), Radiocarbon Variations and Absolute Chronology, Proceedings of the Twelfth Nobel Symposium Held at the Institute of Physics at Uppsala University, p. 35.):
«C-14 dating was being discussed at a symposium on the prehistory of the Nile Valley. A famous American colleague, Professor Brew, briefly summarized a common attitude among archaeologists towards it, as follows: If a C-14 date supports our theories, we put it in the main text. If it does not entirely contradict them, we put it in a footnote. And if it is completely out of date we just drop it. Few archaeologists who have concerned themselves with absolute chronology are innocent of having sometimes applied this method.»
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Quindi scopriamo chi fu a dire quella frase. Fu John O. Brew (1906-88), un illustre archeologo americano, direttore del Peabody Museum della Harvard University. Quel Brew era davvero autorevole (mentre non lo era Winter, come vedremo). Dobbiamo pensare che fu lui a criticare il metodo della radiodatazione? Così volevano far credere i creazionisti, ma la situazione è diversa.
Dobbiamo prima di tutto considerare la data (che i sindonologi non ci dicono). La relazione dei due svedesi veniva letta a un congresso nel 1969 e per la frase di Brew si riferiva a un precedente congresso. Poi dobbiamo considerare il contesto: si parla dell'atteggiamento degli archeologi sulla preistoria della valle del Nilo, cioè sulle vicende più remote dell'antico Egitto. In quegli anni era in corso una vivace discussione, nell'ambito dell'egittologia, fra chi intendeva dar credito alle datazioni al C14 che cominciavano a essere condotte sui reperti egizi, da un lato, e chi voleva attenersi alle precedenti ricostruzioni cronologiche basate su scarni documenti o su riferimenti astronomici. I rispettivi risultati non erano sempre in accordo. Il C14 forniva date che si scostavano anche di qualche secolo rispetto alla cronologia tradizionalmente accettata dagli egittologi.
C'erano infatti i motivi perché gli uni e gli altri, sia quelli che si attenevano al C14 sia quelli che aderivano alla cronologia tradizionale, incorressero in errori. Per il C14, va considerato che all'epoca non era ancora stata estesa la curva di calibrazione a epoche così remote come quelle delle dinastie faraoniche. La calibrazione, ricordo, è una correzione che occorre apportare per tener conto del fatto che il contenuto di C14 nell'atmosfera non è rimasto costante nel tempo ma può aver subìto variazioni. In effetti la correzione è abbastanza piccola per le date degli ultimi duemila anni, ma poi diventa più sensibile se si va ancora indietro nel tempo. Il lavoro per costruire la curva di calibrazione (con lo studio degli anelli di accrescimento degli alberi) per date così antiche è molto laborioso e lo si stava compiendo allora. Dall'altro lato, l'egittologia tradizionale cercava di ricostruire una cronologia in base a informazioni insufficienti e quindi attribuiva date che potevano non essere quelle giuste.
Che cosa intendeva dire allora Brew, il quale parlava quella volta a un congresso di egittologi? Intendeva che se un egittologo, affezionato alla sua cronologia che aveva faticosamente elaborato prima che diventasse disponibile il C14, faceva datare un reperto e trovava un risultato non conforme alle sue aspettative, avrebbe avuto la tentazione di nasconderlo sotto il tappeto. Forse lo diceva come battuta di spirito, e del resto la frase ci viene citata di seconda mano e non sappiamo quanto sia esatta. Però la citazione poteva certo essere verosimile.
Perché ora l'egittologo svedese, Save-Soderbergh, ricordava quella frase dell'americano? Per spiegare nella sua relazione che invece gli egittologi farebbero bene a tener conto delle datazioni col C14. Si vede che siamo in tema col titolo del congresso: le “variazioni del C14”, cioè il problema della calibrazione, da un lato, e la “cronologia assoluta” dall'altro. Per cronologia “assoluta” si intendeva l'assegnazione di reali date numeriche, in anni avanti Cristo, agli avvenimenti della storia egiziana, e non solo una cronologia “relativa” che metteva gli eventi in successione, dicendo che l'uno veniva dopo l'altro, ma si trovava in difficoltà se doveva assegnare date precise. Non c'è bisogno di dire che poi, col passare degli anni, dalla disputa è uscito vittorioso il C14. Quando fu messa a punto una buona calibrazione su un arco di diversi millenni prima di Cristo, gli egittologi trovarono un ausilio indispensabile nel C14 e riuscirono così a far ordine in una cronologia che prima era incerta. Quindi sarebbe del tutto sbagliato presentare quella frase, come hanno fatto prima i creazionisti e poi i sindonologi, come se servisse a togliere validità alla datazione al radiocarbonio. In realtà quella frase, nel suo contesto originario, aveva un significato del tutto contrario a come l'intendevano i creazionisti, in quanto invitava gli egittologi a tener conto del C14.
Le fonti dei sindonologi
Come hanno fatto i nostri sindonologi a sbagliare l'origine della citazione, attribuendo a Michaël Winter, “noto specialista”, una frase che era invece stata attribuita, sia pure di seconda mano, al professor Brew? La Marinelli, nel libro con Petrosillo, fornisce un riferimento bibliografico rimandando all'articolo di don Giuseppe Pace che abbiamo commentato in un altro articolo su questo sito. Infatti nell'articolo di Pace, come avevamo già riportato, c'è una frase praticamente identica a quella della Marinelli:
Dobbiamo prima di tutto considerare la data (che i sindonologi non ci dicono). La relazione dei due svedesi veniva letta a un congresso nel 1969 e per la frase di Brew si riferiva a un precedente congresso. Poi dobbiamo considerare il contesto: si parla dell'atteggiamento degli archeologi sulla preistoria della valle del Nilo, cioè sulle vicende più remote dell'antico Egitto. In quegli anni era in corso una vivace discussione, nell'ambito dell'egittologia, fra chi intendeva dar credito alle datazioni al C14 che cominciavano a essere condotte sui reperti egizi, da un lato, e chi voleva attenersi alle precedenti ricostruzioni cronologiche basate su scarni documenti o su riferimenti astronomici. I rispettivi risultati non erano sempre in accordo. Il C14 forniva date che si scostavano anche di qualche secolo rispetto alla cronologia tradizionalmente accettata dagli egittologi.
C'erano infatti i motivi perché gli uni e gli altri, sia quelli che si attenevano al C14 sia quelli che aderivano alla cronologia tradizionale, incorressero in errori. Per il C14, va considerato che all'epoca non era ancora stata estesa la curva di calibrazione a epoche così remote come quelle delle dinastie faraoniche. La calibrazione, ricordo, è una correzione che occorre apportare per tener conto del fatto che il contenuto di C14 nell'atmosfera non è rimasto costante nel tempo ma può aver subìto variazioni. In effetti la correzione è abbastanza piccola per le date degli ultimi duemila anni, ma poi diventa più sensibile se si va ancora indietro nel tempo. Il lavoro per costruire la curva di calibrazione (con lo studio degli anelli di accrescimento degli alberi) per date così antiche è molto laborioso e lo si stava compiendo allora. Dall'altro lato, l'egittologia tradizionale cercava di ricostruire una cronologia in base a informazioni insufficienti e quindi attribuiva date che potevano non essere quelle giuste.
Che cosa intendeva dire allora Brew, il quale parlava quella volta a un congresso di egittologi? Intendeva che se un egittologo, affezionato alla sua cronologia che aveva faticosamente elaborato prima che diventasse disponibile il C14, faceva datare un reperto e trovava un risultato non conforme alle sue aspettative, avrebbe avuto la tentazione di nasconderlo sotto il tappeto. Forse lo diceva come battuta di spirito, e del resto la frase ci viene citata di seconda mano e non sappiamo quanto sia esatta. Però la citazione poteva certo essere verosimile.
Perché ora l'egittologo svedese, Save-Soderbergh, ricordava quella frase dell'americano? Per spiegare nella sua relazione che invece gli egittologi farebbero bene a tener conto delle datazioni col C14. Si vede che siamo in tema col titolo del congresso: le “variazioni del C14”, cioè il problema della calibrazione, da un lato, e la “cronologia assoluta” dall'altro. Per cronologia “assoluta” si intendeva l'assegnazione di reali date numeriche, in anni avanti Cristo, agli avvenimenti della storia egiziana, e non solo una cronologia “relativa” che metteva gli eventi in successione, dicendo che l'uno veniva dopo l'altro, ma si trovava in difficoltà se doveva assegnare date precise. Non c'è bisogno di dire che poi, col passare degli anni, dalla disputa è uscito vittorioso il C14. Quando fu messa a punto una buona calibrazione su un arco di diversi millenni prima di Cristo, gli egittologi trovarono un ausilio indispensabile nel C14 e riuscirono così a far ordine in una cronologia che prima era incerta. Quindi sarebbe del tutto sbagliato presentare quella frase, come hanno fatto prima i creazionisti e poi i sindonologi, come se servisse a togliere validità alla datazione al radiocarbonio. In realtà quella frase, nel suo contesto originario, aveva un significato del tutto contrario a come l'intendevano i creazionisti, in quanto invitava gli egittologi a tener conto del C14.
Le fonti dei sindonologi
Come hanno fatto i nostri sindonologi a sbagliare l'origine della citazione, attribuendo a Michaël Winter, “noto specialista”, una frase che era invece stata attribuita, sia pure di seconda mano, al professor Brew? La Marinelli, nel libro con Petrosillo, fornisce un riferimento bibliografico rimandando all'articolo di don Giuseppe Pace che abbiamo commentato in un altro articolo su questo sito. Infatti nell'articolo di Pace, come avevamo già riportato, c'è una frase praticamente identica a quella della Marinelli:
«Si sa però che quando le datazioni ottenute utilizzando degli elementi radioattivi sono troppo sconcertanti, vengono troppo sovente sepolte e obliate, come non esita a dichiarare per iscritto uno specialista in materia, il Dr. Michael Winter (Les Nouvelles de Ceshe, n. 9, Février 1984): “Se una datazione C14 conferma le nostre teorie, la mettiamo bene in vista nel testo principale; se le contraddice, ma non del tutto, la releghiamo in nota; e se le contraddice del tutto, la nascondiamo a tutti”. Così si evade tacitamente dal campo della scienza, per invadere quello della menzogna.»
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Non sappiamo dove a sua volta avesse attinto Pace. Nel suo articolo cita altre due volte quell'articolo di Winter del 1984, ma non siamo sicuri che lo avesse visto, dato che passi di quell'articolo di Winter sono stati ripresi da altri autori e quindi Pace poteva conoscerlo solo di seconda mano. Forse il suo errore ha la stessa origine che prospetteremo ora per Baima Bollone.
Quanto a Baima Bollone, fornisce per questo passaggio una diversa fonte, anche se nelle stesse pagine cita pure l'articolo di Pace a proposito di conchiglie, foca e mammut. Baima Bollone appone un rimando a questa nota bibliografica (p. 298):
Quanto a Baima Bollone, fornisce per questo passaggio una diversa fonte, anche se nelle stesse pagine cita pure l'articolo di Pace a proposito di conchiglie, foca e mammut. Baima Bollone appone un rimando a questa nota bibliografica (p. 298):
«27) Winter M., Du manque de fiabilitè des datations par le Carbone 14. Les Nouvelles du Ceshe, n. 9, febbraio 1984, pag. 9 (ripreso da Fossati L., Sindone: in attesa di nuove analisi, Studi cattolici, dicembre 1989, pagg. 885-896.)»
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Quindi lui ha visto un articolo di Fossati che cita, a quanto sembrerebbe, direttamente Winter. Non conosco l'articolo di Fossati e nemmeno quello di Winter ma non credo che fosse stato Winter ad attribuire a sé stesso la frase di Brew. Di certo Winter riportava quella frase, ma suppongo che la attribuisse appunto a Brew. Lo si deduce considerando un passaggio da una pubblicazione del Ceshe che si può leggere in rete in traduzione italiana.
http://www.scribd.com/doc/3928404/44031La-preistoria-secondo-Crombette
È un'appendice alla “Preistoria secondo Crombette” (si veda l'altro nostro articolo), col titolo “Preistoria trasformista... o preistoria biblica?”, scritta da tre autori fra cui Guy Berthault. In questa versione il testo ha un copyright al 1995 ma potrebbe essere ripreso da un'edizione precedente. Alle pagine 51-52 il testo sembra rifarsi appunto all'articolo di Winter del 1984. A p. 51 si legge (corsivi e maiuscole nell'originale):
http://www.scribd.com/doc/3928404/44031La-preistoria-secondo-Crombette
È un'appendice alla “Preistoria secondo Crombette” (si veda l'altro nostro articolo), col titolo “Preistoria trasformista... o preistoria biblica?”, scritta da tre autori fra cui Guy Berthault. In questa versione il testo ha un copyright al 1995 ma potrebbe essere ripreso da un'edizione precedente. Alle pagine 51-52 il testo sembra rifarsi appunto all'articolo di Winter del 1984. A p. 51 si legge (corsivi e maiuscole nell'originale):
«In teoria le datazioni con il C14 dovrebbero essere molto precise, poiché il semi-periodo è relativamente breve. Si parla di una precisione di ±150 anni. In pratica i risultati sono così sparsi che molti non sono mai stati pubblicati: "Se una data C14 conferma le nostre teorie, noi la facciamo figurare nel testo principale. Se non le contraddice interamente, la releghiamo in nota. E se si allontana del tutto dal valore sperato, la lasciamo da parte", riconosce uno specialista51, il Dr. BREW.»
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Alla nota 51 si trova:
«51 - Dr Michael Winter - Du Manque de Fiabilité des Datations par le Carbone, pag. 9.»
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che è il titolo dell'articolo del 1984 su Les Nouvelles du CESHE.
Si veda ora il testo di Baima Bollone, che ripetiamo qui per facilitare il confront
Si veda ora il testo di Baima Bollone, che ripetiamo qui per facilitare il confront
«Pochi anni or sono Michael Winter, un esperto in radiodatazioni, dichiarava: “In teoria la datazione attraverso il C14 dovrebbe essere piuttosto precisa, dal momento che il periodo di dimezzamento è relativamente breve. Si parla di una precisione di più o meno 150 anni. Nella pratica i risultati sono così sparsi che molti di essi non sono mai stati resi pubblici. Se una data risultante dal C14 conferma le nostre teorie la facciamo figurare nel testo della ricerca. Se essa non è che parzialmente contraddittoria, la releghiamo in nota. E se si discosta del tutto dalla tesi espressa, la mettiamo da parte”.[27]»
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Si constata che i due testi sono identici, a parte qualche differenza di stile attribuibile a diverse traduzioni dallo stesso originale francese. Ci sono però due discrepanze nel testo di Baima Bollone. Mentre nel testo del Ceshe la frase in questione è fra virgolette e tutta in corsivo, nel testo di Baima Bollone non appare separata. Inoltre in Baima Bollone mancano del tutto le ultime parole: “riconosce uno specialista51, il Dr. BREW.”. Perciò salta il nome di Brew, che pure era scritto in tutte maiuscole. La nota 51 nel testo del Ceshe, il cui rimando è collocato proprio dopo la parola “specialista”, cita l'articolo di Winter, e quindi qualcuno può aver pensato che la frase fosse dello stesso Winter. È così nata la leggenda dello “specialista” Winter. Invece probabilmente la frase viene citata da Winter ma attribuendola a Brew, lui sì uno specialista. Come siano andate le cose, e se il fraintendimento sia colpa di Pace o di Fossati o di Baima Bollone o di altri, non lo sappiamo e ha poca importanza. Quel che va notato è che i sindonologi non si preoccupano di verificare quello che scrivono. E non è ancora finita.
Uno strano specialista
Si sarà notato che l'articolo di Winter del 1984 è apparso su una rivista del Ceshe. Abbiamo visto nell'altro articolo (quello su Giuseppe Pace) che il Ceshe è tutto fuorché un'assemblea di scienziati. Si tratta di una congrega di fondamentalisti cattolici che professano la “inerranza scientifica e storica” della Bibbia, cioè ritengono vera alla lettera tutta la Bibbia, e sono creazionisti dell'ala estrema, quelli che ritengono che la creazione sia avvenuta seimila anni fa. Come può uno specialista della radiodatazione ridursi a pubblicare su una simile rivista? E infatti quello “specialista” non ha niente dello stato di scienziato, se giudichiamo dalle poche altre notizie che si riesce a trovare per il suo nome su internet. Si veda per esempio la p. 52, quella successiva, nel testo del Ceshe citato sopra, dove vengono riferite le vedute di Winter sulla radiodatazione. Più avanti nello stesso testo, a p. 63-64, una sezione sull'Australopiteco riprende da un articolo di Winter col titolo La prèhistoire, sempre da Les Nouvelles du CESHE. Inoltre si trova citato un suo articolo, dalla stessa rivista, col titolo significativo: “Le déluge prouvé par la Géologie et la Paléntologie”. Questi articoli sono dei primi anni 1980. In un articolo posteriore, su un'altra rivista dello stesso genere, Winter, assieme a un altro autore, presenta il caso, famoso fra i creazionisti, delle impronte di Paluxy River, nel Texas, dove secondo i creazionisti, e secondo Winter, ci sono le impronte di dinosauri e uomini che camminarono fianco a fianco. Insomma questo Winter è un creazionista che vorrebbe comprimere le date della storia del mondo entro la cronologia biblica, altro che esperto di radiodatazioni! Non si può dire che i sindonologi conoscano gli argomenti di cui parlano. E non è ancora finita!
Ma Winter è davvero Winter?
Nel precedente articolo abbiamo parlato di Marie-Claire van Oosterwyck-Gastuche, esponente del Ceshe, quella che crede che la creazione sia da datare a seimila, massimo settemila anni fa, che il diluvio universale sia successo esattamente nel 2347 avanti Cristo, che le datazioni che danno per risultati date ben più antiche siano dovute al fatto che l'acqua del diluvio ha diluito il C14 sulla Terra. Ha scritto un libro per contestare la datazione della Sindone (Le radiocarbone face au Linceul de Turin, F.X. de Guibert, 1999) e trova tutti i modi per dire che il C14 non funziona.
Chi si ricorda della vicenda Kuznetsov, saprà che fu la Oosterwyck-Gastuche a suggerire che l'errata datazione della Sindone fosse da attribuire agli effetti dell'incendio del 1532. Lei però non poteva eseguire una verifica sperimentale, e allora Berthault ne incaricò Dmitry Kuznetsov e Andrey Ivanov, coi risultati che sappiamo.
In una intervista del 1999 che si può leggere qui in traduzione,
http://digilander.libero.it/crombette/scife2e.htm
Berthault diceva:
Uno strano specialista
Si sarà notato che l'articolo di Winter del 1984 è apparso su una rivista del Ceshe. Abbiamo visto nell'altro articolo (quello su Giuseppe Pace) che il Ceshe è tutto fuorché un'assemblea di scienziati. Si tratta di una congrega di fondamentalisti cattolici che professano la “inerranza scientifica e storica” della Bibbia, cioè ritengono vera alla lettera tutta la Bibbia, e sono creazionisti dell'ala estrema, quelli che ritengono che la creazione sia avvenuta seimila anni fa. Come può uno specialista della radiodatazione ridursi a pubblicare su una simile rivista? E infatti quello “specialista” non ha niente dello stato di scienziato, se giudichiamo dalle poche altre notizie che si riesce a trovare per il suo nome su internet. Si veda per esempio la p. 52, quella successiva, nel testo del Ceshe citato sopra, dove vengono riferite le vedute di Winter sulla radiodatazione. Più avanti nello stesso testo, a p. 63-64, una sezione sull'Australopiteco riprende da un articolo di Winter col titolo La prèhistoire, sempre da Les Nouvelles du CESHE. Inoltre si trova citato un suo articolo, dalla stessa rivista, col titolo significativo: “Le déluge prouvé par la Géologie et la Paléntologie”. Questi articoli sono dei primi anni 1980. In un articolo posteriore, su un'altra rivista dello stesso genere, Winter, assieme a un altro autore, presenta il caso, famoso fra i creazionisti, delle impronte di Paluxy River, nel Texas, dove secondo i creazionisti, e secondo Winter, ci sono le impronte di dinosauri e uomini che camminarono fianco a fianco. Insomma questo Winter è un creazionista che vorrebbe comprimere le date della storia del mondo entro la cronologia biblica, altro che esperto di radiodatazioni! Non si può dire che i sindonologi conoscano gli argomenti di cui parlano. E non è ancora finita!
Ma Winter è davvero Winter?
Nel precedente articolo abbiamo parlato di Marie-Claire van Oosterwyck-Gastuche, esponente del Ceshe, quella che crede che la creazione sia da datare a seimila, massimo settemila anni fa, che il diluvio universale sia successo esattamente nel 2347 avanti Cristo, che le datazioni che danno per risultati date ben più antiche siano dovute al fatto che l'acqua del diluvio ha diluito il C14 sulla Terra. Ha scritto un libro per contestare la datazione della Sindone (Le radiocarbone face au Linceul de Turin, F.X. de Guibert, 1999) e trova tutti i modi per dire che il C14 non funziona.
Chi si ricorda della vicenda Kuznetsov, saprà che fu la Oosterwyck-Gastuche a suggerire che l'errata datazione della Sindone fosse da attribuire agli effetti dell'incendio del 1532. Lei però non poteva eseguire una verifica sperimentale, e allora Berthault ne incaricò Dmitry Kuznetsov e Andrey Ivanov, coi risultati che sappiamo.
In una intervista del 1999 che si può leggere qui in traduzione,
http://digilander.libero.it/crombette/scife2e.htm
Berthault diceva:
«A margine di queste datazioni, bisogna dire una parola di quelle della Sindone di Torino. A questo proposito, non raccomanderò mai troppo la lettura del recente libro di Marie-Claire van Oosterwyck-Gastuche, intitolato "Il radiocarbonio di fronte al Sudario di Torino" pubblicato da F.X. di Guibert.
È lei che, per prima, ha predetto che le condizioni idrotermali subite dal Sudario, durante l'incendio di Chambéry del 1532, potevano spiegare il "ringiovanimento" rivelato dalla datazione del 1988, e ciò è stato provato dagli esperimenti di A. Ivanov e D. Kouznetsov. Tuttavia, poiché questi esperimenti hanno spiegato in modo incompleto le alterazioni del tessuto risultanti da queste condizioni, J. Jackson, Presidente del "Turin Shroud of Colorado", Vicepresidente dello STURP, ha intrapreso, col mio aiuto, una più completa determinazione di questi fattori. I risultati saranno, anche in questo caso, conosciuti nel 2000.» |
Si vede, per inciso, che Berthault stava finanziando anche Jackson. Chissà che non lo stia ancora finanziando oggi nell'operazione monossido di carbonio.
Forse vi sembra che la Oosterwyck-Gastuche abbia posizioni simili a quelle di Winter? Non simili, identiche. Ecco la sorpresa finale. Michaël Winter non esiste, è uno pseudonimo. Qual è il vero nome? È inconfondibile: Marie-Claire van Oosterwyck-Gastuche! Lo rivela lei stessa in una intervista che si trova anche questa in traduzione italiana, la cui lettura è utile per capire quali siano le sue idee in fatto di datazioni.
http://digilander.libero.it/crombette/c14.htm
L'originale in francese è qui.
http://ceshe.chez.com/travaux/datation/gastuche.htm
Anche nell'articolo sulle orme di dinosauro, che compare in rete e si può leggere qui,
http://digilander.libero.it/bibbiaescienza/sito_archeologico.htm
viene detto in una nota, probabilmente aggiunta per questa versione online, quale sia la vera identità dell'autore Winter.
Per riepilogare, i sindonologi con la storia di Winter sono riusciti a prendere tutte insieme diverse papere. Hanno frainteso il senso della frase citata, che non va presa come una critica del metodo del C14. Hanno attribuito la frase a Winter anziché a Brew. Hanno promosso Winter ad autorevole specialista in materia di datazioni, non sapendo che la sua specialità è quella di comprimere i milioni o miliardi di anni entro poche migliaia di anni. Infine non si sono accorti della vera identità di “Winter”, anche se dovrebbero conoscere la Oosterwyck-Gastuche che è una loro collega in quanto sindonologa oltre che creazionista. Un bel risultato, degno di loro.
Forse vi sembra che la Oosterwyck-Gastuche abbia posizioni simili a quelle di Winter? Non simili, identiche. Ecco la sorpresa finale. Michaël Winter non esiste, è uno pseudonimo. Qual è il vero nome? È inconfondibile: Marie-Claire van Oosterwyck-Gastuche! Lo rivela lei stessa in una intervista che si trova anche questa in traduzione italiana, la cui lettura è utile per capire quali siano le sue idee in fatto di datazioni.
http://digilander.libero.it/crombette/c14.htm
L'originale in francese è qui.
http://ceshe.chez.com/travaux/datation/gastuche.htm
Anche nell'articolo sulle orme di dinosauro, che compare in rete e si può leggere qui,
http://digilander.libero.it/bibbiaescienza/sito_archeologico.htm
viene detto in una nota, probabilmente aggiunta per questa versione online, quale sia la vera identità dell'autore Winter.
Per riepilogare, i sindonologi con la storia di Winter sono riusciti a prendere tutte insieme diverse papere. Hanno frainteso il senso della frase citata, che non va presa come una critica del metodo del C14. Hanno attribuito la frase a Winter anziché a Brew. Hanno promosso Winter ad autorevole specialista in materia di datazioni, non sapendo che la sua specialità è quella di comprimere i milioni o miliardi di anni entro poche migliaia di anni. Infine non si sono accorti della vera identità di “Winter”, anche se dovrebbero conoscere la Oosterwyck-Gastuche che è una loro collega in quanto sindonologa oltre che creazionista. Un bel risultato, degno di loro.