Quando le mele cadevano all'insù
La gravitazione universale secondo Emanuela Marinelli (e Andrea Tornielli)
di Gian Marco Rinaldi
I sindonologi sono soliti elencare tutta una serie di presunti motivi per cui un falsario medievale non
sarebbe stato in grado di fabbricare la Sindone di Torino. Di tanti motivi, non ce n'è uno che sia valido,
mentre ce ne sono diversi che sembrano battute umoristiche. Volendo dare la palma all'argomento che
raggiunge il massimo del grottesco, sceglierei quello avanzato dalla sindonologa Emanuela Marinelli,
secondo cui il falsario non poteva disegnare i rivoli di sangue sulla figura del Cristo perché nel medioevo
non si conosceva ancora la legge di Newton della gravitazione universale.
Nel suo recente libro, La Sindone, Testimone di una presenza (Edizioni San Paolo, 2010), la Marinelli
scrive a p. 107:
«Dalla storia della medicina è noto che la differenza tra sangue arterioso e venoso fu scoperta nel 1593 da
Andrea Cesalpino. Questo studio fu presentato per la prima volta al mondo scientifico dall'inglese William
Harwey [sic] nel 1628. Coloro i quali frettolosamente affermano che la Sindone è opera di un falsario
medievale, devono spiegare anche come poteva un artista produrre la perfetta e diversa morfologia
di coagulazione del sangue arterioso e venoso alcuni secoli prima della scoperta del meccanismo circolatorio
del sangue. Rispettando inoltre, nella realizzazione delle colature ematiche, la legge della gravità
(scoperta nel 1666).»
Un passaggio pressoché identico si trovava già in un libro della Marinelli del 1996 (La Sindone,
un'immagine “impossibile”, p. 44).
Pure l'argomento del sangue venoso e arterioso meriterebbe un premio, ma qui ci occupiamo solo
dell'ultima frase, quella relativa alla gravità.
Anche sul sito di “Collegamento pro Sindone”, un'associazione di cui la Marinelli è la più nota esponente,
nella pagina http://www.shroud.it/STUDI.HTM c'è una sezione, col titolo “Perché la Sindone non può
essere medievale”, dove sono elencati una trentina di presunti motivi, tutti errati o assurdi o fuorvianti o
non provati, per sostenere l'impossibilità di una fabbricazione medievale. Questa è una frase dall'elenco:
«[Il falsario] Avrebbe dovuto saper distinguere tra circolazione venosa e arteriosa, studiata per la prima
volta nel 1593, nonché essere in grado di macchiare il lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante
la vita ed in altri con sangue post-mortale; rispettando inoltre, nella realizzazione delle colature ematiche,
la legge della gravità, scoperta nel 1666.»
La frase si trova sul sito da anni ed è tuttora presente. Quindi l'affermazione della Marinelli sulla gravità
non è un lapsus sfuggitole una volta accidentalmente. Lei deve esserne pienamente convinta se nell'arco
di almeno quattordici non si è mai accorta che la cosa suona un po' strana.
La mela di Newton
Secondo la Marinelli, l'anno 1666 dovrebbe fare da spartiacque. Prima di quella data, sarebbe stato
impossibile per un falsario disegnare i rivoli di sangue. Dopo quella data, sarebbe stato possibile. Mi sono
sforzato di trovare un risposta alla domanda: perché il 1666 è così importante? Se l'unica risposta che ho
trovato appare paradossale, è perché l'affermazione della Marinelli è altrettanto paradossale.
Il 1666 è l'anno della mela di Newton. Fu allora (e negli anni successivi) che Newton formulò la teoria
della gravitazione universale, scrisse un formula che gli alunni di tutte le scuole conoscono e la applicò
al moto dei corpi celesti.
Debbo allora supporre che, secondo la Marinelli, prima di Newton non era possibile disegnare i rivoli di
sangue perché nessuno sapeva che i rivoli di sangue (o le mele che cadono dal ramo) scendono
verso il basso! Quindi dobbiamo anche pensare che fino a quella data non fosse vero che i corpi cadevano
verso il basso, altrimenti chiunque se ne sarebbe accorto già prima di Newton. Forse cadevano verso
l'alto o di lato o in qualsiasi altra direzione. Poi arrivò Newton e nel 1666, mentre era sdraiato sotto un
melo, con un “fiat” degno di una divina creazione fece nascere la gravità, cioè impose una nuova legge
all'universo, e da quel giorno tutti i corpi caddero verso il basso, a cominciare dalla sua famosa mela.
Se la Marinelli ha qualche altra ipotesi, saremo curiosi di sentirla.
Mi verrebbe però da pensare che anche prima del 1666 le mele e tutti gli altri corpi cadessero all'ingiù.
Infatti già da sempre i pittori disegnavano il Cristo crocifisso col sangue che scende verso il basso, per
non parlare dei molti inconvenienti pratici che ci sarebbero stati in un mondo dove i corpi cadessero
all'insù. Però la Marinelli ha due lauree in discipline scientifiche ed è una famosa sindonologa che viene
chiamata quasi quotidianamente a tenere conferenze nelle parrocchie, quindi esito a mettere in dubbio
la sua parola. Per dirimere la questione, possiamo rivolgerci a un autore che dell'argomento se ne
intendeva, cioè a Newton stesso.
William Stukeley (1687-1765) fu in relazione di amicizia con Newton, benché molto più giovane di lui,
e nel 1752 pubblicò una sua biografia: Memoirs of Sir Isaac Newton's life. Stukeley racconta che il 15
aprile 1726 fu a pranzo a casa di Newton e rimase nel pomeriggio:
«After dinner, the weather being warm, we went into the garden, & drank thea under the shade of some
appletrees, only he, & myself. Amidst other discourse, he told me, he was just in the same situation, as
when formerly, the notion of gravitation came into his mind. "Why should that apple always descend
perpendicularly to the ground," thought he to him self: occasion'd by the fall of an apple, as he sat
in a contemplative mood: "why should it not go sideways, or upwards? But constantly to the earths
centre? Assuredly, the reason is, that the earth draws it. There must be a drawing power in matter,
& the sum of the drawing power in the matter of the earth must be in the earths center, not in any side
of the earth. Therefore dos this apple fall perpendicularly, or toward the center. If matter thus draws
matter; it must be in proportion of its quantity. Therefore the apple draws the earth, as well as the
earth draws the apple."»
Ecco allora che Newton dice con tutta chiarezza che già allora le mele cadevano verso il basso, non
“sideways” né “upwards”. Dovendo scegliere fra la parola di Newton e quella della Marinelli, scelgo
quella di Newton, se non per altro, perché lui fu testimone oculare di come cadevano le mele a
quel tempo.
Abbiamo scherzato ma ci è servito per ricordare l'aneddoto che introdusse la celebre mela nella storia.
Non scherziamo, invece, (ma possiamo sbagliare) se diciamo che la Marinelli sembra credere che il
merito di Newton sia stato quello di scoprire che le mele cadono verso il basso. No, non fu quello il suo
merito. Che le mele non cadessero all'insù, tutti lo sapevano e l'avevano sempre saputo e non c'era
bisogno di un genio per scoprirlo. Newton guardò più in alto del ramo dell'albero e capì che tutti i corpi
dell'universo si attraggono con una forza gravitazionale (appunto per questo si parla di gravitazione
“universale”). Poi scrisse la semplice formula che dice che due corpi si attraggono con una forza
direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato
della distanza fra i loro centri. Infine, e soprattutto, seppe usare la matematica per applicare la formula
ai moti dei corpi celesti arrivando per esempio a calcolare le leggi di Keplero per le orbite dei pianeti.
Di certo la Marinelli conosce questa formula, e allora saremmo curiosi di sapere da lei per quale motivo
il falsario medievale avrebbe dovuto applicarla per disegnare i rivoli di sangue. Forse teneva conto
della differenza di pochi centimetri, per la distanza dal centro della Terra, fra i rivoli alla sommità o
alla base della fronte?
Il “Superman” del copia-incolla
Il giornalista Andrea Tornielli, che è il vaticanista per il Giornale, ha appena pubblicato (marzo 2010) un
libro sulla Sindone (che non ho ancora visto). Sul Giornale del 3 marzo compariva un suo articolo col
titolo “Il falsario della Sindone? Doveva essere Superman”. È un estratto dal suo nuovo libro. L'articolo
elenca ben 27 motivi (se ho contato giusto) per cui un ipotetico falsario medievale non sarebbe stato in
grado di produrre la Sindone di Torino. Tornielli comincia citando, nell'ordine, i pollini, l'aloe e la mirra,
l'aragonite, le monetine di Pilato, la cucitura di Masada e così via, fino alla ventisettesima affermazione
che recita: “Infine, sarebbe stato impossibile [per il falsario] togliere il corpo dal lenzuolo senza il minimo
strappo o il più lieve spostamento che avrebbero alterato i contorni delle tracce di sangue.” Nel mezzo
dell'elenco troviamo questa frase:
«[Il falsario] Avrebbe dovuto saper inoltre distinguere tra circolazione sanguigna venosa e arteriosa,
studiata per la prima volta nel 1593, vale a dire molti anni dopo la comparsa del telo sindonico, nonché
essere in grado di macchiare il lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante la vita e in altri con
sangue fuoriuscito post-mortem. Avrebbe inoltre dovuto sapere rispettare, nella realizzazione delle
colature ematiche, la legge della gravità, che è stata scoperta soltanto nel 1666.»
Quindi anche lui invoca il 1666 e noterete che la sua frase è molto simile o quasi identica a quella citata
sopra dal sito di “Collegamento pro Sindone”. In realtà non solo questa frase, ma in pratica tutto
l'articolo di Tornielli è copiato dal testo del sito della Marinelli.
Tornielli non ha nemmeno fatto la piccola fatica di rimescolare un po' i contenuti per non mostrare
troppo sfacciatamente di aver copiato. Infatti non solo le 27 affermazioni di Tornielli si ritrovano tutte
nel testo della Marinelli, ma sono nello stesso identico ordine. Anche per la Marinelli incontriamo, nell'ordine,
pollini, aloe e mirra, aragonite, monetine di Pilato, cucitura di Masada e così via, fino all'ultima affermazione espressa con l'identica frase vista sopra per Tornielli: “Infine, sarebbe stato impossibile togliere il corpo
dal lenzuolo senza il minimo strappo o il più lieve spostamento che avrebbero alterato i contorni delle
tracce di sangue.”
Al più, Tornielli ha cambiato qualche parola non rilevante, ottenendo lievi variazioni come quelle visibili
nel primo brano riportato. Possiamo fare un altro esempio. Ecco dapprima Tornielli:
«[...] sarebbe stato impossibile per lo spregiudicato falsario omicida [...] riuscire a trovare una vittima il
cui volto fosse congruente in diverse decine di punti con le icone di Cristo diffuse nell’arte bizantina. Egli
avrebbe soprattutto dovuto pestare a sangue il suo malcapitato modello in maniera adeguata, in modo
da ottenere determinati gonfiori del viso riprodotti nelle icone. Ne avrebbe probabilmente dovuti uccidere
parecchi prima di raggiungere il suo scopo. Non dunque un falsario assassino, ma un falsario serial-killer.»
Ed ecco il corrispondente passaggio della Marinelli:
«Sarebbe stato impossibile per lo spregiudicato omicida trovare una vittima il cui volto fosse congruente in
diverse decine di punti con le icone di Cristo diffuse nell'arte bizantina; e, soprattutto, "pestare a sangue"
l'uomo in maniera adeguata, in modo da ottenere determinati gonfiori del viso riprodotti nelle icone. Ne
avrebbe dovuti uccidere parecchi prima di raggiungere il suo scopo: sarebbe stato, quindi, un serial killer imprendibile.»
Nel suo articolo, almeno quale appare sul Giornale, Tornielli non cita la Marinelli come fonte né fornisce
il link al sito di Collegamento pro Sindone. Potete vedere l'articolo di Tornielli riprodotto qui:
http://www.ilgiornale.it/pag_pdf.php?ID=127928
L'articolo è preceduto da questa nota redazionale:
«Esce oggi nelle librerie il saggio Sindone. Inchiesta sul mistero (Gribaudi, pagg. 146, euro 7,50) scritto
dal vaticanista del Giornale Andrea Tornielli e dedicato al telo di lino che secondo la tradizione avrebbe
avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro e che dal 10 aprile al 23 maggio 2010 sarà nuovamente esposto ai
fedeli nella Cattedrale di Torino. Per gentile concessione dell'editore, anticipiamo parte di un capitolo
del libro, dedicato all'ipotesi che la Sindone sia opera di un falsario medioevale.»
Contiamo che almeno nel libro venga dato credito alla Marinelli. Di certo, invece di scrivere “Per gentile
concessione dell'editore”, la redazione poteva scrivere che la gentilezza va riconosciuta alla Marinelli.
Lo stesso 3 marzo, Tornielli, nel suo blog sul sito del Giornale, si riferiva al suo articolo del Superman,
come si può vedere qui:
http://blog.ilgiornale.it/tornielli/2010/03/03/la-sindone-e-il-falsario-superman/
Facendo un breve riepilogo, tornava a citare la “legge di gravità” (ovvero della gravitazione universale).
Scriveva:
«Mi piacerebbe che il dibattito sulla Sindone, sulle sue caratteristiche, sulle ipotesi circa la formazione
dell’immagine, potesse rimanere in un ambito scientifico. Purtroppo, invece, molti, pur di “dimostrare”
la presunta falsità della reliquia, sono disposti a censurare l’insieme delle evidenze e dei dati scientifici
che riguardano il telo di lino conservato a Torino. Arrivando così a postulare l’esistenza di un falsario
Superman, che nel Medioevo già conosceva la fotografia, la legge di gravità, la distinzione tra sangue
venoso e arterioso, del microscopio, e persino degli ologrammi!»
Saremmo tentati di chiedere a Tornielli che cosa abbia a che fare un ologramma con la Sindone, ma
temiamo che non abbia idea di che cosa si tratti. Anche per l'ologramma, Tornielli ha copiato, per così
dire a pappagallo, dalla Marinelli. Infatti nell'articolo a stampa sul Giornale aveva scritto che il falsario
“avrebbe dovuto anche conoscere in anticipo la fotografia, inventata com’è noto solo nel XIX secolo,
e pure l’olografia realizzata negli anni Quaranta del XX secolo.” Nel sito della Marinelli c'è la stessa
frase: “avrebbe dovuto conoscere la fotografia, inventata nel XIX secolo, e l'olografia realizzata negli
anni '40 del XX secolo.” Bisogna riconoscere che qui Tornielli, nel copiare, ha cambiato qualcosa.
Ha scritto “quaranta” in lettere invece che in cifre.
Tornielli conclude così la sua nota sul blog:
«Ma quel lenzuolo funebre esige di essere guardato e studiato usando la ragione e tutte le
metodologie scientifiche, storiche, archeologiche.»
È un buon consiglio.
La gravitazione universale secondo Emanuela Marinelli (e Andrea Tornielli)
di Gian Marco Rinaldi
I sindonologi sono soliti elencare tutta una serie di presunti motivi per cui un falsario medievale non
sarebbe stato in grado di fabbricare la Sindone di Torino. Di tanti motivi, non ce n'è uno che sia valido,
mentre ce ne sono diversi che sembrano battute umoristiche. Volendo dare la palma all'argomento che
raggiunge il massimo del grottesco, sceglierei quello avanzato dalla sindonologa Emanuela Marinelli,
secondo cui il falsario non poteva disegnare i rivoli di sangue sulla figura del Cristo perché nel medioevo
non si conosceva ancora la legge di Newton della gravitazione universale.
Nel suo recente libro, La Sindone, Testimone di una presenza (Edizioni San Paolo, 2010), la Marinelli
scrive a p. 107:
«Dalla storia della medicina è noto che la differenza tra sangue arterioso e venoso fu scoperta nel 1593 da
Andrea Cesalpino. Questo studio fu presentato per la prima volta al mondo scientifico dall'inglese William
Harwey [sic] nel 1628. Coloro i quali frettolosamente affermano che la Sindone è opera di un falsario
medievale, devono spiegare anche come poteva un artista produrre la perfetta e diversa morfologia
di coagulazione del sangue arterioso e venoso alcuni secoli prima della scoperta del meccanismo circolatorio
del sangue. Rispettando inoltre, nella realizzazione delle colature ematiche, la legge della gravità
(scoperta nel 1666).»
Un passaggio pressoché identico si trovava già in un libro della Marinelli del 1996 (La Sindone,
un'immagine “impossibile”, p. 44).
Pure l'argomento del sangue venoso e arterioso meriterebbe un premio, ma qui ci occupiamo solo
dell'ultima frase, quella relativa alla gravità.
Anche sul sito di “Collegamento pro Sindone”, un'associazione di cui la Marinelli è la più nota esponente,
nella pagina http://www.shroud.it/STUDI.HTM c'è una sezione, col titolo “Perché la Sindone non può
essere medievale”, dove sono elencati una trentina di presunti motivi, tutti errati o assurdi o fuorvianti o
non provati, per sostenere l'impossibilità di una fabbricazione medievale. Questa è una frase dall'elenco:
«[Il falsario] Avrebbe dovuto saper distinguere tra circolazione venosa e arteriosa, studiata per la prima
volta nel 1593, nonché essere in grado di macchiare il lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante
la vita ed in altri con sangue post-mortale; rispettando inoltre, nella realizzazione delle colature ematiche,
la legge della gravità, scoperta nel 1666.»
La frase si trova sul sito da anni ed è tuttora presente. Quindi l'affermazione della Marinelli sulla gravità
non è un lapsus sfuggitole una volta accidentalmente. Lei deve esserne pienamente convinta se nell'arco
di almeno quattordici non si è mai accorta che la cosa suona un po' strana.
La mela di Newton
Secondo la Marinelli, l'anno 1666 dovrebbe fare da spartiacque. Prima di quella data, sarebbe stato
impossibile per un falsario disegnare i rivoli di sangue. Dopo quella data, sarebbe stato possibile. Mi sono
sforzato di trovare un risposta alla domanda: perché il 1666 è così importante? Se l'unica risposta che ho
trovato appare paradossale, è perché l'affermazione della Marinelli è altrettanto paradossale.
Il 1666 è l'anno della mela di Newton. Fu allora (e negli anni successivi) che Newton formulò la teoria
della gravitazione universale, scrisse un formula che gli alunni di tutte le scuole conoscono e la applicò
al moto dei corpi celesti.
Debbo allora supporre che, secondo la Marinelli, prima di Newton non era possibile disegnare i rivoli di
sangue perché nessuno sapeva che i rivoli di sangue (o le mele che cadono dal ramo) scendono
verso il basso! Quindi dobbiamo anche pensare che fino a quella data non fosse vero che i corpi cadevano
verso il basso, altrimenti chiunque se ne sarebbe accorto già prima di Newton. Forse cadevano verso
l'alto o di lato o in qualsiasi altra direzione. Poi arrivò Newton e nel 1666, mentre era sdraiato sotto un
melo, con un “fiat” degno di una divina creazione fece nascere la gravità, cioè impose una nuova legge
all'universo, e da quel giorno tutti i corpi caddero verso il basso, a cominciare dalla sua famosa mela.
Se la Marinelli ha qualche altra ipotesi, saremo curiosi di sentirla.
Mi verrebbe però da pensare che anche prima del 1666 le mele e tutti gli altri corpi cadessero all'ingiù.
Infatti già da sempre i pittori disegnavano il Cristo crocifisso col sangue che scende verso il basso, per
non parlare dei molti inconvenienti pratici che ci sarebbero stati in un mondo dove i corpi cadessero
all'insù. Però la Marinelli ha due lauree in discipline scientifiche ed è una famosa sindonologa che viene
chiamata quasi quotidianamente a tenere conferenze nelle parrocchie, quindi esito a mettere in dubbio
la sua parola. Per dirimere la questione, possiamo rivolgerci a un autore che dell'argomento se ne
intendeva, cioè a Newton stesso.
William Stukeley (1687-1765) fu in relazione di amicizia con Newton, benché molto più giovane di lui,
e nel 1752 pubblicò una sua biografia: Memoirs of Sir Isaac Newton's life. Stukeley racconta che il 15
aprile 1726 fu a pranzo a casa di Newton e rimase nel pomeriggio:
«After dinner, the weather being warm, we went into the garden, & drank thea under the shade of some
appletrees, only he, & myself. Amidst other discourse, he told me, he was just in the same situation, as
when formerly, the notion of gravitation came into his mind. "Why should that apple always descend
perpendicularly to the ground," thought he to him self: occasion'd by the fall of an apple, as he sat
in a contemplative mood: "why should it not go sideways, or upwards? But constantly to the earths
centre? Assuredly, the reason is, that the earth draws it. There must be a drawing power in matter,
& the sum of the drawing power in the matter of the earth must be in the earths center, not in any side
of the earth. Therefore dos this apple fall perpendicularly, or toward the center. If matter thus draws
matter; it must be in proportion of its quantity. Therefore the apple draws the earth, as well as the
earth draws the apple."»
Ecco allora che Newton dice con tutta chiarezza che già allora le mele cadevano verso il basso, non
“sideways” né “upwards”. Dovendo scegliere fra la parola di Newton e quella della Marinelli, scelgo
quella di Newton, se non per altro, perché lui fu testimone oculare di come cadevano le mele a
quel tempo.
Abbiamo scherzato ma ci è servito per ricordare l'aneddoto che introdusse la celebre mela nella storia.
Non scherziamo, invece, (ma possiamo sbagliare) se diciamo che la Marinelli sembra credere che il
merito di Newton sia stato quello di scoprire che le mele cadono verso il basso. No, non fu quello il suo
merito. Che le mele non cadessero all'insù, tutti lo sapevano e l'avevano sempre saputo e non c'era
bisogno di un genio per scoprirlo. Newton guardò più in alto del ramo dell'albero e capì che tutti i corpi
dell'universo si attraggono con una forza gravitazionale (appunto per questo si parla di gravitazione
“universale”). Poi scrisse la semplice formula che dice che due corpi si attraggono con una forza
direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato
della distanza fra i loro centri. Infine, e soprattutto, seppe usare la matematica per applicare la formula
ai moti dei corpi celesti arrivando per esempio a calcolare le leggi di Keplero per le orbite dei pianeti.
Di certo la Marinelli conosce questa formula, e allora saremmo curiosi di sapere da lei per quale motivo
il falsario medievale avrebbe dovuto applicarla per disegnare i rivoli di sangue. Forse teneva conto
della differenza di pochi centimetri, per la distanza dal centro della Terra, fra i rivoli alla sommità o
alla base della fronte?
Il “Superman” del copia-incolla
Il giornalista Andrea Tornielli, che è il vaticanista per il Giornale, ha appena pubblicato (marzo 2010) un
libro sulla Sindone (che non ho ancora visto). Sul Giornale del 3 marzo compariva un suo articolo col
titolo “Il falsario della Sindone? Doveva essere Superman”. È un estratto dal suo nuovo libro. L'articolo
elenca ben 27 motivi (se ho contato giusto) per cui un ipotetico falsario medievale non sarebbe stato in
grado di produrre la Sindone di Torino. Tornielli comincia citando, nell'ordine, i pollini, l'aloe e la mirra,
l'aragonite, le monetine di Pilato, la cucitura di Masada e così via, fino alla ventisettesima affermazione
che recita: “Infine, sarebbe stato impossibile [per il falsario] togliere il corpo dal lenzuolo senza il minimo
strappo o il più lieve spostamento che avrebbero alterato i contorni delle tracce di sangue.” Nel mezzo
dell'elenco troviamo questa frase:
«[Il falsario] Avrebbe dovuto saper inoltre distinguere tra circolazione sanguigna venosa e arteriosa,
studiata per la prima volta nel 1593, vale a dire molti anni dopo la comparsa del telo sindonico, nonché
essere in grado di macchiare il lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante la vita e in altri con
sangue fuoriuscito post-mortem. Avrebbe inoltre dovuto sapere rispettare, nella realizzazione delle
colature ematiche, la legge della gravità, che è stata scoperta soltanto nel 1666.»
Quindi anche lui invoca il 1666 e noterete che la sua frase è molto simile o quasi identica a quella citata
sopra dal sito di “Collegamento pro Sindone”. In realtà non solo questa frase, ma in pratica tutto
l'articolo di Tornielli è copiato dal testo del sito della Marinelli.
Tornielli non ha nemmeno fatto la piccola fatica di rimescolare un po' i contenuti per non mostrare
troppo sfacciatamente di aver copiato. Infatti non solo le 27 affermazioni di Tornielli si ritrovano tutte
nel testo della Marinelli, ma sono nello stesso identico ordine. Anche per la Marinelli incontriamo, nell'ordine,
pollini, aloe e mirra, aragonite, monetine di Pilato, cucitura di Masada e così via, fino all'ultima affermazione espressa con l'identica frase vista sopra per Tornielli: “Infine, sarebbe stato impossibile togliere il corpo
dal lenzuolo senza il minimo strappo o il più lieve spostamento che avrebbero alterato i contorni delle
tracce di sangue.”
Al più, Tornielli ha cambiato qualche parola non rilevante, ottenendo lievi variazioni come quelle visibili
nel primo brano riportato. Possiamo fare un altro esempio. Ecco dapprima Tornielli:
«[...] sarebbe stato impossibile per lo spregiudicato falsario omicida [...] riuscire a trovare una vittima il
cui volto fosse congruente in diverse decine di punti con le icone di Cristo diffuse nell’arte bizantina. Egli
avrebbe soprattutto dovuto pestare a sangue il suo malcapitato modello in maniera adeguata, in modo
da ottenere determinati gonfiori del viso riprodotti nelle icone. Ne avrebbe probabilmente dovuti uccidere
parecchi prima di raggiungere il suo scopo. Non dunque un falsario assassino, ma un falsario serial-killer.»
Ed ecco il corrispondente passaggio della Marinelli:
«Sarebbe stato impossibile per lo spregiudicato omicida trovare una vittima il cui volto fosse congruente in
diverse decine di punti con le icone di Cristo diffuse nell'arte bizantina; e, soprattutto, "pestare a sangue"
l'uomo in maniera adeguata, in modo da ottenere determinati gonfiori del viso riprodotti nelle icone. Ne
avrebbe dovuti uccidere parecchi prima di raggiungere il suo scopo: sarebbe stato, quindi, un serial killer imprendibile.»
Nel suo articolo, almeno quale appare sul Giornale, Tornielli non cita la Marinelli come fonte né fornisce
il link al sito di Collegamento pro Sindone. Potete vedere l'articolo di Tornielli riprodotto qui:
http://www.ilgiornale.it/pag_pdf.php?ID=127928
L'articolo è preceduto da questa nota redazionale:
«Esce oggi nelle librerie il saggio Sindone. Inchiesta sul mistero (Gribaudi, pagg. 146, euro 7,50) scritto
dal vaticanista del Giornale Andrea Tornielli e dedicato al telo di lino che secondo la tradizione avrebbe
avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro e che dal 10 aprile al 23 maggio 2010 sarà nuovamente esposto ai
fedeli nella Cattedrale di Torino. Per gentile concessione dell'editore, anticipiamo parte di un capitolo
del libro, dedicato all'ipotesi che la Sindone sia opera di un falsario medioevale.»
Contiamo che almeno nel libro venga dato credito alla Marinelli. Di certo, invece di scrivere “Per gentile
concessione dell'editore”, la redazione poteva scrivere che la gentilezza va riconosciuta alla Marinelli.
Lo stesso 3 marzo, Tornielli, nel suo blog sul sito del Giornale, si riferiva al suo articolo del Superman,
come si può vedere qui:
http://blog.ilgiornale.it/tornielli/2010/03/03/la-sindone-e-il-falsario-superman/
Facendo un breve riepilogo, tornava a citare la “legge di gravità” (ovvero della gravitazione universale).
Scriveva:
«Mi piacerebbe che il dibattito sulla Sindone, sulle sue caratteristiche, sulle ipotesi circa la formazione
dell’immagine, potesse rimanere in un ambito scientifico. Purtroppo, invece, molti, pur di “dimostrare”
la presunta falsità della reliquia, sono disposti a censurare l’insieme delle evidenze e dei dati scientifici
che riguardano il telo di lino conservato a Torino. Arrivando così a postulare l’esistenza di un falsario
Superman, che nel Medioevo già conosceva la fotografia, la legge di gravità, la distinzione tra sangue
venoso e arterioso, del microscopio, e persino degli ologrammi!»
Saremmo tentati di chiedere a Tornielli che cosa abbia a che fare un ologramma con la Sindone, ma
temiamo che non abbia idea di che cosa si tratti. Anche per l'ologramma, Tornielli ha copiato, per così
dire a pappagallo, dalla Marinelli. Infatti nell'articolo a stampa sul Giornale aveva scritto che il falsario
“avrebbe dovuto anche conoscere in anticipo la fotografia, inventata com’è noto solo nel XIX secolo,
e pure l’olografia realizzata negli anni Quaranta del XX secolo.” Nel sito della Marinelli c'è la stessa
frase: “avrebbe dovuto conoscere la fotografia, inventata nel XIX secolo, e l'olografia realizzata negli
anni '40 del XX secolo.” Bisogna riconoscere che qui Tornielli, nel copiare, ha cambiato qualcosa.
Ha scritto “quaranta” in lettere invece che in cifre.
Tornielli conclude così la sua nota sul blog:
«Ma quel lenzuolo funebre esige di essere guardato e studiato usando la ragione e tutte le
metodologie scientifiche, storiche, archeologiche.»
È un buon consiglio.